06 gennaio 2014

DELL’AUTOSTRADA A3 E DELLE SUE MARAVIGGHIE: NON PASSIAMO TUTTI PER CIUCCI!

I festi finiru, vi putiti stuiari ‘u mussu.

Torniamo alla vita di tutti i giorni, alle battaglie quotidiane. In questi giorni si sono susseguiti bilanci dell’anno appena trascorso, previsioni, lamentele. In somma, c’è stato un riassunto generale di tutte le attività umane.

Tra queste, in ambito locale, ha tenuto banco la situazione dell’infinta “nuova” autostrada “Salerno-Reggio Calabria”. Proviamo a fare un breve riassunto.

Il corridoio…senza porte

L’ammodernamento fa parte delle grandi opere berlusconiane. L’hanno chiamato “Corridoio Berlino-Palermo”, con buona pace di noialtri calabresi.

Che sia un corridoio però viene qualche dubbio, almeno in quest’ultimo tratto compreso tra il V e il VI macrolotto, da Gioia Tauro a Reggio Calabria. Diciamo che è un corridoio piuttosto anomalo. Per semplificare: un corridoio, in ogni abitazione o fabbricato, ha la funzione di mettere in comunicazione tra loro le varie stanze, attraverso un adeguato numero di porte. Le “porte” del corridoio autostradale sono gli svincoli. Ebbene, nel tratto di corridoio che ci interessa (non abbiamo idea di quello che hanno combinato da altre parti, ma se la regia è la stessa….), il corridoio nuovo ha molte meno porte rispetto a quello vecchio. Il risultato è che per passare da una stanza all’altra, i tempi sono praticamente raddoppiati. Fuor di metafora: decine di paesi sono rimasti tagliati fuori dalla nuova “via del progresso”. I sindaci si sono ribellati, abbiamo sopportato file e file di automezzi in una giusta protesta che abbiamo condiviso, sono nati comitati di cittadini che hanno manifestato ed urlato ma…ambatula nci frischi Ciucci non voli mbiviri.

La fine dei lavori: i bookmaker inglesi ci hanno rinunciato

L’opira dei pupi è andata avanti, tra mille difficoltà: tecniche, dovute alla particolare situazione orografica del territorio (ci sono, non lo si può nascondere); economiche, con lavori sospesi e ripresi non so più quante volte per via della mancanza di fondi o di contratti scaduti. “Ambientali”, a causa della presenza mafiosa.

Risultato finale: le scadenze fissate nella fine dello scorso anno, e le relative promesse ministeriali e dell’Anas sono andate a farsi strabenedire e da noi i lavori dureranno ancora per un bel po’. E’ inutile cercare di fare previsioni, ci hanno rinunciato pure i bookmakers di Londra.

Le “maravigghie autostradali” tra Scilla e Villa San Giovanni

E così, dalle nostre parti specialmente, si continua a lavorare. Si scava, si asfalta, si collega, si scollega, s’alliscia e si ripezza.

Per chi l’ha percorso, l’ultimo tratto tra Villa e Scilla presenta “particolarità tecniche” degne di nota. Eccone un breve elenco: i collegamenti tra le campate dei ponti sembrano scalinate; molti tratti hanno la sagoma deformata e quando ci passi sopra la macchina si mette a ballare il twist, manco fosse Elvis Presley; appena piove un po’ di più, alcuni tratti si trasformano in vasche di raccolta, gebbie, e non si può far altro che chiuderli al traffico. E ancora: molti tratti rettilinei a diversa pendenza, sono raccordati tra loro da geniali “rampette” di collegamento, che a velocità sostenuta si trasformano in piccole rampe di lancio stile Cape Canaveral; gallerie belle, larghe illuminate a dovere ma con un piccolo particolare: il loro profilo longitudinale è a V. Ci riferiamo alla nuova galleria scavata a Piale. Probabilmente, il fantastico profilo a V è dovuto alla presenza non correttamente valutata delle case costruite sopra la collina, case che sono state in qualche caso danneggiate tanto che hanno dovuto essere abbandonate durante l’esecuzione dei lavori per via delle vibrazioni prodotte dalle trivelle.

Insomma, un campionario di maravigghie da togliere il fiato e pure la salute.

L’evidenza negata e le magie ambientaliste

E’ notorio che il tratto della Costa Viola oltre a essere quello più difficile, è anche quello più bello (siamo di parte, ma è veru!).

Qui, proprio nella terra della maga Circe, l’Anas -evidentemente pigliata dalla voglia di misurarsi col mito- è riuscita in un doppio miracolo:

  1. il corridoio, oltre a non avere porte, non ha neanche luce. Da Gioia tauro a Villa, i chilometri da percorrere sono quasi interamente in galleria. Risultato: con la scusa di salvaguardare l’ambiente, ci è stata negata l’evidenza, ovvero l’evidente bellezza paesaggistica delle nostre zone. Preserviamo l’ambiente evitando di consumarlo solo guardandolo. Il motivo? Dobbiamo arrivare a Palermo, non abbiamo tempo da poter dedicare alla visione di uno degli spettacoli naturali più belli che il buon Dio (o chi per lui) ci ha messo a disposizione.

  2. Il nobile intento paesaggistico va però a farsi strabenedire -anche lui- quando hanno dovuto smaltire il materiale proveniente dalle demolizioni del vecchio percorso. Finché hanno potuto, il materiale di risulta l’hanno ficcato dentro le vecchie gallerie, che sono state poi sigillate. Una specie di moderne piramidi scavate nella montagna, ma non visitabili, all’interno delle quali non ci sono i resti dei faraoni ma i resti della “vecchia” tecnologia autostradale italiana. Amen.

    Della restante parte del materiale che ne hanno fatto? Semplice: in modo discutibilmente legale (leggasi: deroga alla normativa sullo smaltimento dei rifiuti), tutto il cemento armato non più utilizzabile è stato catapultato dai numerosi valloni della Costa Viola, alla stessa stregua dio un frigorifero o di una lavatrice. Risultato: il mare non è più viola, ma a ogni pioggia, diventa sempre più marrone. Una magia! Roba che la maga Circe al confronto è una povera dilettante.

Il vecchio tracciato: la “Mare-Monti” è ancora….ndo furnu

E a proposito di vecchio tracciato, il riutilizzo di quello compreso nel tratto della Costa Viola è l’argomento che fa più discutere (e ti pariva!).

All’inizio si era parlato di un parco solare lungo i 32 km, la Regione aveva speso dei soldini per uno studio di fattibilità che doveva confermare la scelta fatta all’epoca dall’assessore di turno. Così fu.

Nel 2010 la Regione cambiò guida e anche il parco solare andò a farsi strabenedire.

Fino allo scorso anno. Scende in campo la Provincia di Reggio Calabria e con un’idea azzeccata -evidentemente nata durante un pranzo al ristorante- tira fuori la strada “Mare-Monti”. L’idea è semplice: utilizzare il vecchio tratto dell’autostrada esistente, compreso tra lo svincolo di Scilla e Palmi, e le strade di servizio realizzate dall’Anas. Con pochi soldini si sarebbero potuti realizzare collegamenti tra tutti i paesi dell’area e le zone montane più interne, fino all’Aspromonte.

Dopo il lancio dell’idea però la cosa sembra languire da tempo nei cassetti degli uffici interessati. Il rincorrersi delle voci di taglio delle province e la conseguente futura costituzione della “Città Metropolitana” dello Stretto, di certo non giovano alla necessaria programmazione dell’intervento. Risultato: la “Mare-Monti”, seppur ordinata, non è mai arrivata al tavolo (tecnico), è ancora ndo furnu. Speriamu non mi si bruscia!

L’autostrada vecchia e Scilla: un’occasione da non buttare….ndo vaddhuni

E il tratto scigghitano? Ne vogliamo parlare? Parliamone. E’ evidente che Scilla trarrebbe grande giovamento dalla realizzazione della “Mare-Monti”, sotto molteplici aspetti: alternative nel collegamento viario; maggiore usufruibilità del territorio (i pianori delle contrade Fronte, Santo Stefano, costituendo naturali zone di espansione, potrebbero realmente essere valorizzati ed entrare fattivamente a far parte dell’economia scillese).

Nel discorso “Mare-Monti” può tranquillamente inserirsi anche il pianoro Utra.

Il collegamento non è previsto nel progetto -ma sono solo 500 metri dallo svincolo!- ma rientra in un discorso più vecchio, risalente al 2006, che prevedeva il mantenimento del tratto del vecchio tracciato fino a Santa Trada. Stando all’ultima conferenza stampa di fine anno, potrebbe essere una cosa fattibilissima, con la conseguente valorizzazione anche dell’ostello della gioventù, in prossima fase di ristrutturazione (ci auguriamo definitiva, prima del suo tanto auspicato utilizzo).

Se poi si considera che anche da Santa Trada è possibile arrivare facilmente fino a Melia o ai Piani di Bova attraverso la viabilità già esistente (da riprendere opportunamente nei tratti danneggiati), ci si accorge che in realtà il progetto può includere l’intero territorio comunale. Ragion per cui ci si augura che si faccia di tutto per poterlo realizzare.

Insomma, mantenere la vecchia carreggiata è un’occasione unica, da non buttare….ndo vaddhuni.

Il nuovo svincolo e il parcheggio morto

Altra questione è quella del nuovo svincolo scigghitano. Nello scorso mese di Novembre è stato aperto il nuovo accesso in direzione sud, mediante la demolizione del tratto del vecchio svincolo immediatamente adiacente al muro del cimitero. Negli anni passati si era parlato di utilizzare il nuovo spazio per un allargamento dell’attuale cimitero. La cosa sarebbe auspicabile, visto e considerato che oramai non capi cchiù mancu un ciciru.

Le ultime notizie danno invece per certa la realizzazione di un parcheggio. Ora, che a Scilla si abbia bisogno di parcheggi è vero, ma fare un parcheggio proprio lì, a ridosso del cimitero, significa sfruttarlo a pieno forse solo per due giorni l’anno: la domenica della festa patronale e il 2 Novembre. Sarebbe un parcheggio per i morti, che resterebbe morto il resto dell’anno.

Forse sarebbe utile fare due conti, una piccola analisi costi-benefici. Sempre che ancora si usi farla prima di decidere e non dopo, per giustificare la decisione politica quando è già stata presa, come è di moda.

Il collegamento Scilla-Ieracari. Se turnavunu i Romani….

Infine, per quanto riguarda Scilla, vi è l’annoso problema del collegamento con Ieracari. La necessaria modifica dello svincolo, comporterà la relativa modifica del tracciato attuale della strada che collega il quartiere con il centro urbano, con conseguente abbreviazione del percorso (a quanto si dice, poiché da otto anni a questa parte, non è stato possibile vedere mai un disegno).

E’ indubbio che mantenere la vecchia carreggiata Sud (adeguatamente modificata con poco sforzo) permetterebbe di dotare il quartiere di una viabilità alternativa. La cosa è quanto mai auspicabile, atteso che attualmente vi è UNA strada UNA, in verità ormai ridotta a poco più di un budello, percorribile slalomeggiando tra auto parcheggiate ovunque, e mezzi di ogni tipo (betoniere, ruspe, autobus, e chi più ne ha, più ne metta).

L’importanza di avere una strada alternativa aumenta ancora di più, visto e considerato che Scilla è l’unico paese dove pare sia impossibile poter realizzare un semplice ponte della lunghezza -sintiti! sintiti!- nientepopodimeno che 15.000 centimetri. Se turnavunu i Romani….o scorci ‘i coddhu!

Abbiamo l’Università, non passiamo per Ciucci!

In conclusione, ci permettiamo una considerazione.

Questi benedetti lavori sono stati imposti: prima dall’Europa, poi dalla Legge Obiettivo.

Ora, da che l’uomo è stato creato, è notorio che l’obiettivo di qualunque nuova strada (perché di nuova strada si tratta), è quello di collegare tra loro realtà, comunità, tra loro lontane (Berlino e Palermo) ma anche quelle tra loro più vicine che fino a ora non hanno avuto contatti o, se li hanno avuti, l’hanno fatto per vie “traverse” e non dritte come un’autostrada.

Da quanto abbiamo registrato in questi anni (e riportato in breve sopra), si è invece assistito al ribaltamento di questa logica: dove i collegamenti c’erano si sono cancellati (non migliorati) o si vogliono cancellare.

La logica ambientalista che ha preso piede in questi anni è una logica perversa: facciamo di tutto per non guastare l’ambiente, senza accorgerci che stiamo facendo più danni di un cataclisma.

I paesi, i Comuni della nostra zona hanno subito danni irreversibili e si sta facendo di tutto perché questi danni vengano ancora aggravati.

I casi della chiusura dei vecchi svincoli e della demolizione del vecchio tratto di carreggiata Sud è emblematico: distruggerlo, comporterebbe una spesa di milioni di euro in termini materiali, ma di migliaia di milioni di euro se consideriamo le implicazioni negative che tali scelte sciagurate comporterebbero sull’intera nostra economia.

Di fronte a tale scempio imposto, gli Enti locali hanno avuto e stanno avendo un ruolo marginale e in molti casi sono stati ridotti al silenzio, a subire in casa propria senza poter parlare più di tanto. Di fronte a tale scempio, i cittadini sono stati ridotti al silenzio, impossibilitati ad esprimere le loro millemila ragioni del tutto ignorate.

L’unica voce che avrebbe potuto intervenire con piena cognizione di causa e senza essere tacciata di partigianeria, è l’università. A Reggio, se non ricordo male (visto che son passati diversi anni da quando l’ho frequentata), dovrebbe esserci una facoltà di ingegneria ad indirizzo trasporti. Dico dovrebbe, perché non mi risulta che in tutti sia mai intervenuta riguardo al “problema A3”, pubblicamente e con voce autorevole come ci si sarebbe aspettato.

Solo una volta, in tv, ho avuto modo di ascoltare il parere di un professore dell’ateneo reggino, il prof. Francesco Russo: non capiva il motivo, la necessità tecnica di un investimento di milioni e milioni di euro per fare un’autostrada peggiore di quella che già esisteva. Se non ricordo male, disse che sarebbe bastato costruire due nuove corsie, fino a Villa San Giovanni, da destinare al traffico dei camion, dimezzando così la spesa e aumentando di molto l’utilità dell’opera. La “vecchia” autostrada sarebbe rimasta a disposizione del traffico automobilistico.

A parte questo intervento, non mi pare di aver sentito altro.

Ecco, mi piacerebbe tanto che un’Università, una facoltà di ingegneria -peraltro ad originario indirizzo trasporti- come quella reggina, si facesse sentire presto e a gran voce.

Forse siamo ancora in tempo a non passare tutti per Ciucci!

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