30 giugno 2010

‘A PASTA O’ FURNU

pasta matic al forno La burocrazia italiana, è risaputo, poti fari scola e dopuscola in tutto il mondo. Pi fari nisciri ‘na carta da un ufficio si devono sudare più delle proverbiali sette cammisce.
Il più delle volte, il motivo principale di tanta perdita di tempu è legato al fatto che la lunga fila di documenti da predisporre vi viene svelata un po’ alla volta, come se i nulla osta, i pareri, i certificati, ecc. fossero gli ingredienti di una ricetta: prima ‘u sali, poi ‘u ‘rriniu, poi l’ogghiu, e via di seguitu.
Capita pure –e m’è capitato di persona personalmenti- che vi sentiate dire: “Se ti do il necessario, ta viri tu?”
Lo so, sembra incredibbule ma, dalle nostre parti capita puru chistu.
La proposta ricevuta, per il sopra richiamato parallelo culinario, m’ha fattu turnari alla menti una scenetta radiofonica di qualche anno addietro delle due comari “Mela e Tota” (alias ddhi ddu’ stortazzi di Auspici e Polimeni di Chisti Simu).
Domenica mattina, d’inverno. Nelle case riggitane si pripara ‘a pasta o’ furnu. La vicina suona al campanello della comare:
-“Bongiornu cummari. Sapiti, siccomu haiu a fari ‘a pasta o’ furnu, non è chi aviti ‘na buccaccia ‘i sarsa?”
-“Comu no, cummari, trasiti.” E nci runa ‘a buccaccia ‘i sarsa.
Non passunu mancu cincu minuti, che il campanello torna a sunari. Sempre la stessa vicina:
- “Scusati cummari, siccomu chiddha chi aiva ‘a finìa, non è chi aviti ‘n paccu ‘i farina, sapiti, pa pasta o’ furnu”
-“Comu no, cummari, trasiti.” E nci runa ‘u paccu ‘i farina.
Altri cincu minuti e ‘u campaneddhu risona per la terza vota.
-“Scusati cummari, siccomu staiu facendu ‘a pasta o’ furnu, no, e mi ndi ‘ccurgia chi finìa l’ogghiu. Non è chi nd’aviti ‘na landa?”
-“Comu no, ora non avimu l’ogghiu cummari, trasiti.” E nci runa ‘a landa ‘ill’ogghiu.
La scena si ripete come sopra e nell’ordine con: l’ova –da fari bugghiuti-; ‘a provula –‘i chiddha filanti e gli altri ingredienti occorrenti per la corretta “farcitura” della prelibata pietanza.
Finché, il campaneddhu sona pi l’ennesima vota. ‘A povira cummari, chi oramai stava quasi per assumiri un purtinaru e sa faciva avanti arretu ra cucina, peiu ‘i ‘na pallina ‘i ping-pong, pensa: “Vo’ viriri chi è ‘a solita vicina? Cu’ sapi chi nci ‘mmanca ‘sta vota!?”
Iapri la porta, e si ritrova davanti la vicina, stravolta di fatica e –nonostanti ‘u ‘mbernu- ‘nzuppata di sulura. ‘Sta vota, non ci ‘mmancava nenti, ma le sue parole lasciarono a bocca aperta ‘a povira cummari: “Cummari, scusati…E’ sempri pa pasta o’ furnu….Se vi portu ‘u sali, m’a faciti vui?!”

26 giugno 2010

NU CINESI A' PETRA OIA

Tempi duri per tutti. O quasi.


Avendo altro di meglio da fare che presentarsi in tribunale, cioè scorrazzare tra un vertice e l'altro, il premier Silvio ha deciso di passare ad aprire la sua villa di Antigua che, 'u 'maricchieddhu, non si è potuto godere finora.
Sempre più convinto di essere saldamente al comando del suo governo, volendo imitare in tutto e per tutto il grande Fausto Coppi, ha pensato bene di farsi accompagnare nel suo viaggio da una misteriosa (mica tanto poi) "dama bianca", la cui identità è stata però svelata subito dai giornali, scombinandogli (almeno in parte) i piani!

Mentre stiamo tutti lì in attesa per sapere cosa ne sarà delle nostre tasche e il premier se ne va in vacanza (di lavoro), anche i ministri hanno le loro occupazioni: inventarsi cioè una scusa per dichiararsi "legittimamente impediti" e non fare così il proprio dovere davanti ai giudici.
E' l'ultimo "macchiavello" -come direbbe il buon Nino Manfredi- che hanno sparmentato i politici della seconda repubblica, che ci tengono tanto a continuare a differenziarsi così da quelli della prima, che hanno finito col ribaltare completamente le cose.
Eh già: nella prima repubblica, i ministri diventarono ladri; nella seconda, i ladri (o presunti tali) diventano ministri.

Nel frattempo, il resto d'Italia, causa anche la malaviruta mondiale, si mina 'a testa o' muru.

Le Regioni si sono lamentate per i troppi sacrifici cui sono chiamate e si sono dette disponibili a rinunciare a parte dei poteri che hanno attualmente, pur di avere qualche possibilità di manovra in più con i loro bilanci. Ma, se non ce l'hanno adesso, che hanno poteri enormi, come potranno mai averli se tutto dovesse dipendere nuovamente da Roma?

Allo stesso tempo, anche i sindaci di ottomila comuni -cioè l'Italia sana- hanno protestato, anche se gli organi d'informazione, con la scusa dei mondiali, hanno preferito sorvolare.
Immersi in una marea di competenze che prima erano dello Stato o della Regione e con organici ridotti praticamente all'osso, i nostri comuni non hanno nemmeno l'ombra di un quattrino per la gestione ordinaria.
La soluzione del problema -secondo i fautori del federalismo all'italiana- dovrebbe essere almeno in parte rappresentata dal passaggio dei beni demaniali agli enti territoriali che sono la spina dorsale del nostro Paese.

Andrà a finire dunque, specie nei comuni del meridione come Scilla, per esempio, che per poter arrivare a pagare gli stipendi o far fronte alle altre spese di ordinaria amministrazione, ogni comune si potrebbe veder costretto a vendersi puru 'i petri ru mari.

Pensate che sia esagerato? Non credo proprio, stando a quello che sta succedendo in Grecia.
Il governo dei nostri vicini ionici (lì di federalismo, nemmeno a parlarne), per fare cassa e cercare di superare prima possibile la terribile crisi economica che sta attraversando, ha pensato bene di cominciare a vendersi -o nella migliore delle ipotesi affittare- le tantissime isolette che compongono l'arcipelago ellenico e, siccome pare che tra il jet-set mondiale possedere un'isola faccia tanto status-symbol, non mancano gli acquirenti disposti a pagare qualche milione di euro solo per intestarsi puru sulu nu scogghiu.

Pare che ad essere interessati siano soprattutto i cinesi, i quali dopo essersi accaparrati alcuni tra i maggiori porti e le ferrovie, adesso puntano direttamente alle isole, per assicurarsi direttamente le entrate economiche che il turismo greco è capace (diversamente da quello calabro) di generare.
Così facendo, i cinesi sono in pratica diventati i colonizzatori della Grecia!

E visto che, a suo tempo, dall'Ellade non c'impiegarono poi tanto a sbarcare in Calabria, nulla vieta di pensare che la stessa cosa non possano fare oggi i cinesi. Potremmo così passare in breve tempo, dalla Magna Grecia alla Magna Cina.

Immaginatevi la scena: uno scigghitano cala a mari o' 'Livitu e voli iari mi si 'mpuzza 'na calata a' Petra Oia. Mancu 'u tempu mi 'mpiccica supra alla rocca chi ttà: cumpari nu cinesi chi nci rici:

dice_il_saggio_N "Dove tu volele andale? Questa essele mia pietla".
E nci sbatti nta facci tantu di attu notarili stipulato via internet, direttamente da Pechino!

P.S.:C’è già la lista del patrimonio in vendita

22 giugno 2010

LO SCOLAPASTA DI NAPOLEONE

E' notorio che Calabria e Sicilia non siano combinate tanto bene dal punto di vista dei rispettivi bilanci regionali.
Sia noi che i dirimpettai siculi combattiamo con vistosi buchi nei rispettivi bilanci regionali e, per il futuro, non si prevede niente di buono, tenuto conto che -almeno la Regione Calabria- come primo atto della nuova giunta  ha provveduto a bloccare tutte le somme che erano state stanziate per l'esecuzione di opere pubbliche, recuperando poco più del 30% del disavanzo.
Ma i buchi, non sono solo nel bilancio.
In particolare, la zona dello Stretto di Messina da qualche anno a questa parte è stata davvero ridotta male, tanto che in alcuni casi si stenta a riconoscere perfino le originarie fattezze del paesaggio nostrano.
Ndi sbucaru i muntagni per il passaggio della nuova A3 (anche se continuano a pigliarci in giru, parlando di ammmodernamento).
Ndi inchiru 'i vaddhuni con ogni genere di rifiuto terrifero proveniente dai suddetti lavori, che ha originato la nascita di piccole spiaggiole che sono durate appena 'na stagiuni (vedasi la malaspiaggia alla foce del Favazzina l'anno scorso).
Nd' hannu a sbucari 'a muntagna supra Favazzina, per farci passare i cavi del nuovo elettrodotto (sono già stati autorizzati da un anno).
Ndi stannu sbucandu piazza San Rocco per la realizzazione dell'ascensore, la cui ultimazione è prevista per il prossimo anno. Qualcuno, preoccupato, già si chiedeva di quanto sarà abbreviato il percorso del trionfino il prossimo 22 agosto.
L'ultima novità, viene dal lato siculo. Tra Punta Faro e Ganzirri sono iniziate le trivellazioni per sondaggi e studi geologici in vista del progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto.

Insomma, come se non bastassero i bilanci delle nostre finanze regionali, ora  è tuttu nu sbuca-sbuca. Il motivo?

Qualche giorno fa, Vittorio Zucconi, commentando un'uscita cervellotica del nostro napoleonico capo del governo disse: "Se non siamo allo scolapasta in testa, é chiaro che l’ acqua sta bollendo."
Sappiamo bene che il Silvio nazionale ha una sola cosa in cima ai suoi pensieri: inaugurare il Ponte sullo Stretto. 
Ecco l'unico motivo per cui siamo nella sua testa: siamo il suo scolapasta!

20 giugno 2010

L'ORIGINE DELLA RABBIA

E' strano, ma alcune giornate sono come le lancette sull'orologio: partono e poi ritornano allo stesso punto, in un perfetto cerchio chiuso.

La giornata comincia leggendo la critica sulla "Music Review" del New York Times del concerto che Carmen Consoli ha fatto in un locale newyorkese, mandataci via facebook da Nina Longordo, cantante scigghitana trapiantata a New York nonché "Malainviata" all'evento musicale svoltosi giovedi scorso.
Il giornale citava, fra gli altri pregi della cantante catanisi, quello di saper mischiare il rock e il pop, con la musica prettamente acustica, piena di strumenti del folk siculo e mediterraneo in genere, come nell'album "Eva contro Eva".

Uno dei brani di quest'album è "Tutto su Eva", che la Consoli descrive così: "Si parla, semplicemente, di un tradimento, ma è la scelta del nome Eva ad assumere un significato particolare, tanto da averlo ripreso nel titolo del disco. Secondo la religione cattolica, la colpa delle sofferenze che subiamo in questa nostra pur bellissima vita è di Eva, la prima donna. C'è una Eva in ogni canzone, ma il disco non è un concept sull'universo femminile bensì sull'intera comunità, anche gli Adami, del resto, pagano per quello che Eva ha combinato."

La giornata trascorre poi normalmente, vale a dire con le solite cose belle e cose storte, che provocano normali arraggiatine.
Strana cosa la rabbia. Tutti cerchiamo di evitare di arrabbiarci ma, molte volte, non possiamo farne a meno.
Ci sono studi, congressi e seminari dedicati alla rabbia, per combattere la quale si sta perfino sperimentando una speciale terapia, detta appunto "Terapia della Rabbia".

 Ne avrebbe bisogno Nicolas Anelka -giocatore della nazionale francese ai mondiali, il cui sfogo diretto nei confronti dell'allenatore ha scatenato un pandemonio in terra gallica e...un'enorme soddisfazione in Italia.
Anelka, secondo i giornali ha mandato a quel paese il suo allenatore, Domenech, facendo nel contempo apprezzamenti poco lusinghieri sulla genitrice di quest'ultimo.
La federazione francese l'ha colpito nell'onore, rispedendolo a casa; lo sponsor l'ha colpito nta sacchetta, sospendendo la campagna pubblicitaria di cui il calciatore era testimonial.
Tutti si sono affrettati a dichiarare che il provvedimento disciplinare è sacrosanto -per salvaguardare, se non altro, il dovuto rispetto dei ruoli- e il giocatore ha smentito tutto, dicendo di non aver profferito quelle espressioni offensive, ma ammettendo di aver avuto un diverbio molto acceso con l'allenatore Domenech solo nello spogliatoio, all'interno del quale la cosa sarebbe dovuta restare.
 Anelka non si spiega come tutto questo sia potuto andare a finire sui giornali. Le ipotesi sono due: o le finestre dello spogliatoio erano aperte -cosa di cui dubiterei, visto che in Sudafrica è pieno inverno e faci friddu; oppure, è più facile credere che "L'Equipe" (il giornale che ha sparato in prima pagina la notizia), prendendo spunto dal diverbio negli spogliatoi, si sia fatto portavoce di quello che è un sentimento piuttosto diffuso, non solo in tutta la Francia, ma anche in Italia, nei confronti di Domenech, la cui faccia da professorino presuntuoso, diciamo la verità, le maleparole te le fa sgorgare da sole, in uno spontaneo smovimento di nerbatura che travalica ogni nazionalità.

A quanto pare infatti, la rabbia è qualcosa strettamente connaturata con la natura umana, tanto che gli stessi psicologi la descrivono come una delle emozioni più precoci, anche in specie animali diverse dall'uomo, e per questo è definita "un'emozione primitiva".

Il cerchio si chiude a fine giornata. Al "Late Show" di David Letterman, è ospite Larry Miller. Confermando le parole di Carmen Consoli e le teorie degli psicologi, ecco come il comico americano, nel suo monologo, spiega l'origine della rabbia.

"La rabbia della donna è atavica. E' iniziata dai tempi di Adamo e Eva.
Quando Dio chiese: "Chi è stato a mangiare la mela?"
Adamo fece un passo avanti e, indicando Eva, disse: "E' stata lei!"
E la donna, subito: "Ah, è così!? Passami quella foglia di fico. Da oggi, è l'ultima volta che la vedi!""
Da quel momento in poi, ebbe origine la rabbia dell'uomo.

18 giugno 2010

I RRICCHI CA RRICCHIZZA, 'E POVIRI 'N PARMU 'I P...

Che bella parola: solidarietà.

A Torino, un uomo, che sta scontando venticinque anni di carcere per aver tentato di uccidere la moglie, si è offerto di donare un rene per aiutare un amico che ha bisogno di un trapianto.
Lui dichiara di farlo per riparare al gesto sbagliato che lo ha portato in carcere. Alcuni (pochi) gli credono; altri (la maggior parte) si dimostrano piuttosto diffidenti e lo accusano di opportunismo.
Ora, se crediamo che il carcere abbia una funzione, nonostante tutte le storture e le deficienze di un sistema carcerario che (direttamente o indirettamente) provoca più morti di un'epidemia, queste accuse ci sembrano piuttosto fuori luogo.
Il codice prevede sì alcuni benefici per la "buona condotta" da parte del detenuto ma, certamente, né le fonti normative, né la sentenza che lo ha condannato, prevede che la pena gli venga azzerata. 
Rene o non rene, questo detenuto -ribattezzato dai giornali "il samaritano"- la sua pena la sconterà comunque e quando finirà di scontarla e tornerà nella società, sarà un uomo che (a prescindere da quello che gli altri possono pensare), avrà scoperto il valore della solidarietà.

Una notizia ancora più clamorosa però giunge dagli Stati  Uniti.
Gli uomini più ricchi del Paese nord americano, preoccupati della situazione economica interna che, nonostante gli sforzi obamiani, stenta a riprendersi, si sono riuniti in una serie di incontri che vanno avanti oramai da un anno.
Anche in questo caso, c'è stato chi ha sospettato chissà quali oscure manovre, alle spalle del governo.
Questi signori, i cui portafogli sono piuttosto forniti, forse dopo aver assistito a tutte le disgrazie che si sono abbattute sull'America in questi ultimi tempi (guerre, uragani, terremoti, inquinamento da stortìa petrolifera), si vardaru nta facci e si sono resi conto che, gira e rigira, tutto questa disponibilità di bigliettoni verdi, in fondo a loro non è che serva.
Ragion per cui, hanno deciso che gran parte del loro patrimonio potrà tranquillamente essere destinato a opere di beneficienza.
Uno di loro, ha addirittura verificato che pur donando il 99% di quanto possiede al resto dell'umanità che stenta ad arrivare a fine mese o perfino a sopravvivere, il restante 1% sarebbe comunque sufficiente a non compromettere minimamente il tenore di vita suo e dei suoi eredi. Buon per lui!
I mali pensaturi dopo averci riflettuto, han compreso: ma siamo in America, mica in Italia!
Così, un nuovo vento, quello della solidarietà, comincia a soffiare anche sugli Stati Uniti.

Di questo vento, i potenti italiani non sembrano sentire invece nemmeno gli spifferi.
E' un dato oggettivo, accertato analiticamente la discutenda (si poti diri?... No? passatammilla 'u stessu) e già pluriemendata manovra economica non toglierà un centesimo ai paperoni italiani, i quali se ne staranno così tranquilli e a panza all'aria, con i loro patrimoni ben custoditi e intoccabili.
Lor signori, la solidarietà la intendono a modo loro. E sì: dopo un ministro per i Rapporti con le Regioni (Fitto), un altro ministro della semplificazione normativa (Calderoli) e un ministro delle Riforme per il Federalismo (Bossi), da oggi abbiamo pure il ministro per il Federalismo (Brancher), friscu friscu di nomina. A placare un po' le inevitabili polemiche, vi è da dire però che il neo-ministro sarà senza portafoglio, cioè non guiderà un ministero con tanto di blancio da cui attingere.
Allora perché questa nuova nomina? Giusto per solidarietà appunto, per uno sforzo attivo e gratuito (ecco perché senza portafoglio!), atto a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha bisogno di un aiuto.
Ora, a parte i disagi, che proprio non si vedono, l'unico bisogno che il governo sembra intendere di voler soddisfare è quello del federalismo fiscale,  "...la più grande rivoluzione di sempre. Responsabilizza gli amministratori locali e restituisce sovranità alla gente che può controllare direttamente l'operato dei suoi eletti", come lo definisce Calderoli sul sito del proprio ministero.

Di questa panacea federale che, tanto per dire, sta manifestando preoccupanti segnali anche in Svizzera e in Belgio, sembra farebbero volentieri a meno gli 8000 e passa sindaci italiani, le cui casse sono destinate a restare sempre più vuote.
Come le tasche degli italiani, alcuni dei quali potrebbero vedersi costretti a seguire l'esempio del detenuto di Torino, non per umana solidarietà ma per economica necessità.

La più grande rivoluzione di sempre, sarebbe rappresentata invece da un radicale cambio di mentalità da parte di questi potentati economici, che non deve essere un atto di facciata e di convenienza politica, ma dettato da una presa di coscienza solidale.
Negli Stati Uniti, i ricchi sembrano essersene resi conto. In Italia no. Da noi continua a valere il famoso detto tramandatoci dai nonni: i 'rricchi ca ricchizza, 'e poviri 'n parmu 'i p...a.

11 giugno 2010

NON FACCIAMO SPEGNERE QUEL FALO'

Per una volta non parliamo di Scilla, permettetecelo.
Niente paura, non ci allontaniamo molto però, appena pochi chilometri in direzione Sud, fino a Porticello, periferia nord di Villa San Giovanni.
Qui, annunciata solo da una grafica artistica sul muro del sottopasso della ferrovia che permette l'accesso alla spiaggia, ha il proprio punto di ritrovo la BandaFalò.
Cu' su? direte voi.
E' un'associazione culturale fondata su un'unica arma: il volontariato. Qui potrete trovare il loro statuto.
E il loro volontariato ha varcato i confini nazionali. Fin dal 2007 infatti hanno condotto due missioni in Africa, specificamente in Costa d'Avorio, nell'ambito del progetto "Costa Viola for Africa".
Notizie e immagini sulle missioni umanitarie effettuate finora, le trovate sul sito e sul blog .
E' un'attività volontaristica che, sicuramente, è meritoria e perciò meritevole di tutto l'appoggio possibile, in quanto rappresenta senz'altro uno degli aspetti più positivi nella nostra realtà locale.
Il problema è che, per quest'anno, il comune di Villa San Giovanni pare non abbia intenzione di concedere all'associazione l'autorizzazione straordinaria per l'uso della spiaggia di Porticello, così che la BandaFalò sarà destinata a chiudere battenti proprio nei mesi estivi, periodo durante il quale riusciva -con iniziative di vario genere (musica, cinema, ecc.)- a farsi conoscere e apprezzare ancora di più sul territorio.
Viene naturale chiedersi: come mai?
Beh, non conosciamo direttamente i motivi burocratici che hanno indotto l'amministrazione villese a prendere questa decisione.
Così, a naso, poiché parliamo di spiaggia, ci potrebbero essere ragioni legate a concessioni demaniali e/o simili, che possono essere rilasciate solo là dove previsto dai Piani di Spiaggia.
A prescindere comunque dalle motivazioni -che, come detto, sono dettate in primo luogo dalla burocrazia- che hanno portato a questo provvedimento, ci chiediamo se si sia presa in considerazione la possibilità di trovare una soluzione alternativa che possa consentire all'associazione di proseguire nella sua attività. Per esempio, concedendo la solita parte di spiaggia per 30 giorni, durata per la quale non sono previsti particolari adempimenti burocratici. Poi, con un po' di elasticità...
Possibile che in questa nostra terra, meravigliosa, l'occhio burocratico si elasticizzi davanti alle speculazioni, per poi cristallizzarsi e fossilizzarsi davanti a iniziative e associazioni come la BandaFalò?
Proprio un mesetto fa, ci è capitato di sentire alla radio uno dei responsabili della associazione. Illustrava il lavoro svolto lo scorso anno in Costa d'Avorio (di cui potete leggere qui).
Beh, dalla sua voce traspariva, cristallina, una volontà, una forza e un amore verso i bambini africani -primi destinatari dell'opera della missione- che non poteva non voinvolgere chiunque abbia ascoltato.
Anche noi scillesi dobbiamo sentirci coinvolti. Il progetto si chiama "Costa Viola for Africa" e Scilla fa parte della Costa Viola. Per cui, ci sentiamo in qualche modo obbligati di fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per consentire alla Banda di continuare a far brillare il loro Falò e a illuminare le notti estive dello Stretto e della Costa Viola intera.

01 giugno 2010

I ROLLING STONES A SCILLA!

Evento storico! I Rolling Stones a' Chianalea!
La storica band inglese si esibirà nell'antico borgo dei pescatori scigghitani e precisamente lì dove un tempo sorgeva l'ecomostrifera costruzione da tutti conosciuta come Scoglio d'Ulisse. Le prove per il concerto sono già iniziate!
...
Come dite? la notizia non è corretta?...E' priva di fondamento?...
Verifica in corso...attendere prego...

Malanova! Aviti ragiuni.
Forse per via di questi improvvisi malitempi che nella matinata odierna ci hanno fatto tornare all'improvviso a un clima settembrinu, forse per via delle scure nuvulate che ci cumbogghiano sani, i me' satelliti hannu avutu qualche problema di ricezione e hanno frainteso.
Non si trattava dei "The Rolling Stones", i vecchi rockettari 'ngrisi. No, a loro, di venire a Scilla, non ci passa mancu pi l'anticamira ru ciriveddhu!
Ad aver cominciato le prove sono invece i...rolling stones ru casteddhu!
Sì, i petri chi rricciolanu allegramente dalle pendici dell'antico maniero (ch'è bella st'espressioni, no?) dei Ruffo.
Beh, a dire il vero, il fenomeno non è ancora scuminciatu, ma la Capitaneria di Porto (che ha specifica competenza sull'area), ha pensato bene di tirar fuori dai cassetti la solita ordinanza destinata a creare scompiglio.
Vediamo allora di cercare di mettere nu pocu d'ordini.
E' bene partire dalla situazione dei luoghi che, stando alla ordinanza n. 16/10 del 15 marzo scorso, è questa che vedete sotto:
in detta ordinanza si stabiliva:
1. d'intesa con il Comune, che il tratto di strada che costeggia la banchina “Ruffo di Calabria” trattandosi di strada che collega il centro urbano con il rione Chianalea fa è considerato parte della viabilità cittadina e pertanto sarà regolamentata  dall’amministrazione comunale;
2. CHE LA BANCHINA “RUFFO DI CALABRIA” DEL PORTO DI SCILLA, COME EVIDENZIATA NELL’ALLEGATA PLANIMETRIA, RIMANE INTERESSATA DA UN POTENZIALE FENOMENO DI CADUTA MASSI DAL RETROSTANTE COSTONE ROCCIOSO DENOMINATO “RUPE DI SCILLA”;
CHE LA ZONA E’ SEGNALATA E TRANSENNATA DA PARTE DEL COMUNE DI SCILLA.
Di conseguenza,  "lungo la banchina indicata" si vietava il transito e la sosta di persone e di veicoli. Sulla struttura [cioè sulla banchina -n.d.r.] è ammesso il transito pedonale solo lungo il ciglio di banchina per raggiungere o lasciare le unità all’ormeggio, ovvero quelle da alare/varare sugli scali ivi esistenti.

Quindi l'ordinanza della Capitaneria si limitava a intervenire solo ed esclusivamente sulla banchina, di propria competenza e non nella zona sottostante la rupe Ruffiana (cioè, ri Ruffu, non mi capisciti mali), che in base agli accordi intercorsi, doveva essere regolamentata dal Comune.
 L'ente civico, con un'ordinanza del Sindaco di ieri sera, stando a un articolo della Gazzetta del Sud di oggi, disponeva "la revoca del divieto di sosta lato castello", "per manifestare la netta contrarietà all'ordinanza della Capitaneria".
Delle due, l'una: o la capitaneria aveva esteso il divieto di sosta anche sulla fascia di strada che aveva accettato essere di competenza comunale, quindi contraddicendosi da sola; o il divieto di sosta sutta o' casteddhu l'aveva messo il Comune e, per questo, l'ha levato subito dopo. MMah!?

Insomma, mentre Comune e Capitaneria giocano a "E se non fusti tu, cu fu?", è indubbio che prevenire è meglio che...purtari 'a ggenti ca testa spaccata o' 'spitali oppuru 'i machini nto carrozzeri.
L'intento è indubbiamente meritorio, a salvaguardia dell'incolumità pubblica. Il problema, e ccà mpunta 'u carru, è che questa salvaguardia viene attuata solo e soltanto in un ben determinato periodo, cioè quello estivo.
Ma pirchì, scusati, i rolling stones non sunnu patruni mi si mollunu ru casteddhu comu e quandu vonnu? Anzi, soprattutto d'inverno, in quelle iurnate chi acqua e ventu Diu ne penza?
Per caso, le autorità marittime e portuali hanno stipulato un segreto accordo ch'i rolling stones casteddifiri?
Oppuru,  nella stanza dei bottoni della Capitaneria hanno un telecomando cu ddu' buttuni: petra po' cadiri/petra non po' cadiri?
Ci facessero sapere.
Pi diri veru, no, la storia ri  rolling stones scigghitani è vecchia quanto e più di quella dell'omonimo complesso inglese.
Anche in passato, infatti, si verificarono distacchi di materiale lapideo dal granitico simbolo della scigg hitanità nel mondo. Per fortuna, non ci sono andate di mezzo persone, ma solo cose.
Dopo la mareggiata del '79-'80, che ha praticamete "levigato" la roccia con la ruvida, spettacolare carezza distruttrice delle sue 'mbate, negli anni '80 erano stati effettuati degli interventi di consolidamento, per mezzo di 'gnizioni a base di cemento speciale. Causa mancanza di materia prima (soldi, non cemento), i lavori furono limitati solo a una parte.
Il resto rimase così comu 'a natura l'aviva criatu e modificatu nel corso dei millenni.
In tempi più recenti, è cominciato il valzer delle ordinanze, che ha toccato il suo punto massimo -e di massima virgogna per la comunità scigghitana- proprio lo scorso anno, con l''annullamento della sagra del piscispata.
Proprio allo Scoglio d'Ulisse, ai primi d'agosto dello scorso anno, venne presentato il progetto Muse (unico evento di cui il rinnovato e tanto strombazzato Scoglio è stato testimone). 
In quella sede fu annunciato che era stato deliberato un contributo di circa 900.000 euro e rotti, per completare il consolidamento ru casteddhu.
Ora, il complesso iter progettuale all'esame della Regione Calabria è partito sulu chi, siccomu siamo in Calabria, da circa un anno a questa parte non si è pensato ad altro che alla campagna elettorale prima, alle elezioni poi e alla nomina di presidenti, vici-presidenti, assessori e segretari vari i quali non sulu sunnu completamente diversi dai precedenti -che hanno avviato il progetto- ma, purtroppo, sono degli adempimenti necessari affinché i farrugginosi (pirchì ormai si 'rruggiaru) apparati burocratici funzionino a dovere.
Ma adesso che tutto è a posto dal punto di vista istituzionale, per evitare di continuare a dover assistere al gioco del "E se non fusti tu, cu fu?", sarebbe appena appena il caso che si cercasse di velocizzare l'iter di approvazione del progetto e quindi la successiva cantierizzazione e realizzazione delle opere necessarie. Per questo, il Sindaco -sempre secondo quanto affermato alla Gazzetta- ha intenzione di incontrare Peppone, il Presidente calabro-riggitano.
Nel frattempo però, continuiamo a confidare nella fortuna e nell'aiuto dei santi. Senza voler essere irriguardosi nei confronti di nessuno, meno male che la via che conduce al porto sia stata dedicata a San Francesco da Paola e che, sutta 'a galleria ru casteddhu, vi sia una statuetta della Madonna!
Il sindaco, nella sopra richiamata intervista ha dichiarato che "Negli ultimi otto anni non si è mai avuta una frana". Bene, ma -corna facendu e ferru tuccandu- tutti sappiamo che esiste anche la legge dei grandi numeri. 
Beh, si tratta di probabilità, è veru. Più che altro, è roba da matematici, anzi da statistici. 
Pirciò, visto che geologi e protezioni civile non forniscono dati scientifici certi, Non sarebbe male che dopo le tesi di laurea in architettura, Chianalea divenisse il posto prediletto dai laureandi in scienze statistiche per sviluppare le loro tesi. Il titolo? "Il fenomeno rolling stones a Scilla". Forse, grazie alla cruda realtà dei numeri, riusciremmo a capirci qualcosa di più!

*N.B.: chi volesse, può consultare direttamente gli atti cliccando qui


BINIRITTI 'I PATEDDHI!

L'appetito dei buongustai calabrisi è a luttu.
Da oggi, primo giugno, nenti cchiù fracaglia.
Il prelibato pisciceddhu che affolla il nostro mare e delizia i palati più fini nonché i ventri scifeschi più capienti, è quasi destinato a scomparire. Sì, dalle nostre tavole.
Entra in vigore anche in Italia il regolamento europeo che ne limita la pesca. E a fare compagnia alla fracaglia, ci saranno le smirineddhe, i calamaretti, le seppioline e, sintiti sintiti, ‘a ciciareddha e la nnannata! Chi duluri ‘i cori!

Chi ci ridarà mai ddha bella fracaglia cadda cadda, appena sculata dall’ogghiu, di cui, qualche anno fa, in una mitica sirata d’agosto, con il mari in burrasca forza 10, ne abbiamo ugualmente cunsumatu senza limiti?
Chi ci ridarà l’inimitabile nnannata al peperoncino, prelibatezza del cosentino, chi ai tempi del militari, imbottiva letteralmente l’armadio della fureria, naturalmenti e unitamenti o’ pani ‘i ‘ranu, sul quale veniva spalmata a mo’ di nutella?
Chi ci ridarà i calamaretti ‘ndorati e fritti, gustosi ma spietati stimolatori naturali dei nostri colesteroli? Ma, dite la verità: quanti di voi, davanti ai calamaretti caddi caddi, non si è sentito come il Savino nell’ultima scena di “Spaghetti a mezzanotte”?

Chi ci ridarà la fantastica ciciareddha, priparata dalla mamma con agghiuzzu, putrusinu, peperoncino in polvere, annegata al limuni ‘i Favazzina?
Basta, non voglio infierire oltre sulla vostra ‘ngulìa.
Lo so, sarà veramente dura, non solo pi mammi ‘i famigghia, ma anche per i pescivendoli e i ristoratori, costretti a modificare i loro menù.
A quanto si apprende, la parte d’Italia più colpita sarà l’Adriatico e la Liguria, i cui fondali sono sabbiosi. Fiiuuu!
Scilla e la Costa Viola, forse, si sarbunu, in virtù del fatto che dalle nostre parti, la roccia ‘rriva finu a mari, tanto da dargli anche il colore.
Ed è grazie alle particolarità della nostra costa se il boccone che dobbiamo ingoiare è un po’ meno amaro.
Eh già, al contrario dei nostri connazionali a Riccione, Rimini o Alassio, almenu a Scilla ndi sarbamu, grazie a una preziosa, e mai tanto biniritta, risorsa alternativa: ’i pateddhi ‘i Trunca!