26 aprile 2007

LA TERNA E L'ARCOBALENO

Oggi è andata in onda una nuova puntata di quella che si annuncia essere una lunga telenovela: Scilla e l'elettrodotto incompreso.
Dietro apposita sollecitazione regionale, alcuni rappresentanti del costituendo comitato [vedi sotto per informazioni], tra i quali il sottoscritto, hanno incontrato sia i tecnici regionali della Commissione V.I.A., sia alcuni tecnici della TERNA, la società che sta eseguendo il progetto dell'elettrodotto "Sorgente-Scilla-Rizziconi" che -come ormai tutti quelli che frequentano questo malanova di sito sanno- dovrebbe approdare sulla terra ferma giusto a Favazzina, a una sputazzata dall'impianto della SNAM, per poi inerpicarsi dentro la montagna, lungo il canalone del vallone "Favagreca" fino alla centrale di smistamento di Melia, con un salto di 600 metri in 3,5 Km (pendenza media, dicono costante, del 17,14%).
Ecco le "novità" apprese sia dalla TERNA che dalla Regione Calabria:
1. Il tratto che dalla stazione di Sorgente dovrebbe arrivare a Favazzina via mare (tipu le uova bulgare della colomba Cocozza della premiata pasticceria omonima), è di ben 38 km! Autru chi ponti supr' o' Strittu! A detta dei Ternini, costituisce un UNICUUUM, un vero record a livello europeo se non mondiale. Complimentoni.
2. Si è scelto di localizzare l'approdo giusto a ridosso dell'impianto della Snam, poiché l'intero ambito ambientale è già seriamente compromesso. Per la serie: 30 e 1, 31!
3. La suddetta localizzazione è stata quella ritenuta ottimale dopo aver attentamente (?) valutato ogni possibile alternativa. Tra di esse, lo abbiamo ricordato, c'era l'ipotesi di far approdare i cavi all'altezza del vallone Condoleo .
4. Sempre i tecnici della Terna -per la verità dimostratisi molto disponibili- hanno assicurato il pieno rispetto dei limiti massimi di esposizione previsti dalla normativa in vigore (la più restrittiva a livello europeo), tanto che uno di loro ha assicurato che non esiterebbe a portare la propria famiglia al mare e a piantare l'ombrellone proprio sopra il punto in cui passa il cavo da 380.000 Volts! Coraggiusu (?).

Nonostante i chiarimenti e le assicurazioni fornite dai tecnici della Terna, ai quali, sostanzialmente, i tecnici della commissione regionale -stranamente- non hanno opposto nessun rilievo particolare (salvo chiedere informazioni riguardo anche a quello che dovrebbe essere il loro territorio) e, in ogni caso, senza necessità di visionare alcun tipo di documentazione (su' tantui bravi chi l'avivunu stampata nto ciriveddhu), nonstante tutto questo, dicevo, i dubbi e le perplessità che c'erano rimangono e, se possibile, crescono ancora di più, considerato che:
A. La Snam non ha ancora fornito alcun parere ufficiale riguardo alle possibili (temute) interferenze sia nella zona dell'approdo che lungo il percorso della galleria, tra i loro impianti e il progettando elettrodotto. Solo da poco è iniziato il relativo iter burocratico, che non è detto non possa concludersi con qualche prescrizione. Finora, la Snam ha dato un assenso (se è possibile considerarlo tale) soltanto a livello verbale.
B. La soluzione del Vallone Condoleo è stata scartata perché lo stesso è percorso da un torrente. Ma come? Prima ci si vanta di percorrere in subacquea l'imboccatura dello Stretto di Messina per ben 38 km, e poi non si trovano le soluzioni tecniche per superare (anche salendo da uno dei versanti) un piccolo torrentello, per di più di portata assolutamente modesta? Ciò è davvero poco credibile.
C. In sede di sopralluogo, abbiamo quindi prospettato un'ulteriore soluzione, che prevederebbe l'approdo a "Trunca", precisamente poco dopo (andando verso Favazzina) del ponte di ferro della ferrovia. In questo particolare punto, vi sono molte similitudini con Favazzina: per le caratteristiche della sede stradale, della sede ferroviaria, del dislivello con la spiaggia, ecc. e inoltre, il percorso in galleria sarebbe pari a poco meno della metà (circa 1700 metri). Il problema principale dichiarato dalla Terna di difficilissima soluzione: sulla spiaggia non vi è lo spazio necessario per fare arrivare i mezzi che dovrebbero materialmente fare il buco. Mi chiedo: che differenza c'è nell'appoggiare i sostegni di una fresa sulla sabbia della spiaggia o su quella in prossimità della riva?
Altro problema quasi insormontabile:l'attraversamento del muraglione delle ferrovie, di cui non si conoscono la consistenza e la stabilità. Chiedere alle FF.SS. è difficile? In ultimo, secondo la Terna, nel tratto di mare antistante passerebbero ben cinque tubazioni del metanodotto, mentre a Favazzina, solo due. Mi chiedo: possibile che sia così complicato attraversare (sempre se ci sono davvero) ben tre tubi in più del previsto?
Obiettivamente, questa soluzione (che non presenta i rischi di Condoleo) è più dispendiosa dal punto di vista tecnico. Comunque, non dovrebbe rappresentare un aggravio dal punto di vista economico, atteso che il risparmio di percorso (e quindi di soldini necessari per scavare la montagna) è considerevole. Nello stesso sito di Trunca, si può affermare con certezza che non esistono impedimenti di nessuna natura né sui fondali marini (batimetria, correnti, ecc.), né di percorso vero e proprio, poiché non vi sono impluvi da superare e nella parte più alta, in corrispondenza del puntone Le Selle, esiste già una strada che potrebbe essere utilizzata anche come strada di servizio per la necessaria manutenzione, con altro risparmio nell'esecuzione delle opere accessorie.

Infine, numerose sono state le considerazioni svolte riguardo alla concertazione con gli enti locali e alla situazione più specificamente urbanistica di Favazzina.

Abbiamo umilmente fatto notare che della osannata concertazione -di cui i tecnici della TERNA sono (giustamente) forti sostenitori- i cittadini di Scilla non hanno “sentito” nemmeno una nota! Personalmente ho infatti la convinzione (riferita sia ai tecnici regionali che della società interessata) che se a favazzina qualcosa s'è mosso, quando a Melia o a Solano pianteranno il primo traliccio, i proprietari non se ne staranno di certo con le mani in mano. Sulla situazione urbanistica di Favazzina, è da registrare la promessa (positiva) che tutto il materiale di risulta proveniente dallo scavo per la realizzazione della galleria sarà utilizzato per il ripascimento della spiaggia (sicuramente meglio della sabbia, compatibile ma inquinata, che dovrebbe arrivare dal porto di Gioia Tauro). Inoltre, il tanto desiderato sviluppo turistico della frazione nonché la realizzazione dell'ormai famosa via Marina di cui si parla da anni e che si dovrebbero attuare mediante il nuovo PRG, sono state definite da uno degli ingegneri della Regione “Pura fantascienza”, atteso che lo strumento urbanistico è stato redatto sulla base di una cartografia vecchia di circa un ventennio e non più attuale. Al che, s'è fatto rispettosamente notare che la Regione, che pure sta spendendo fior di quattrini per l'elaborazione di una nuova cartografia: 1) non ha ancora dotato i Comuni di una cartografia decente da poter utilizzare; 2) quel piano, “pura fantascienza”, l'ha approvato definitivamente non più di un anno e mezzo fa!

Chiudo, segnalando che nella stessa serata di oggi, si sono gettate formalmente le basi per la costituzione di un comitato che si occuperà di tutti gli aspetti legati all'ambiente dell'intero territorio comunale, e quindi anche delle questioni relative all'elettrodotto o agli impianti di telefonia cellulare. E' stata elaborata una prima bozza di statuto che sarà più approfonditamente vagliata in una riunione che si svolgerà venerdì pomeriggio. Chiunque volesse aderire, può farlo anche contattandomi, oltre che personalmente, anche sul sito tramite i commenti nella sezione "Malablogs -U blog ru nonnu" o tramite email all'indirizzo: unonnu@malanova.it
Per il suddetto comitato, si è scelto anche un nome particolare: ARCOBALENO. Mai denominazione fu più appropriata. Sì, perché -oltre quello che ho raccontato finora- sono sicuro che tra elettrodotto e telefonini, ne vedremo davvero... di tutti i colori!

N.B.: Per sapere tutto sulla vicenda, consulta la pagina del "Malelettrodotto"

22 aprile 2007

REGOLAMENTO COMUNALE TELEFONIA MOBILE ECC.:L'E' TUTTO SBAGLIATO, L'E' TUTTO DA RIFARE

Come forse sapete, il nostro Comune è stato tra i primi della provincia a dotarsi di un “Regolamento per l’installazione di impianti fissi di telefonia mobile e radiotelevisivi e minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici sul territorio comunale”, che ora può essere consultato anche sul sito (per una volta non tanto inutile) del Comune di Scilla. Detto regolamento è stato approvato all’unanimità -su proposta della maggioranza- nel corso del consiglio comunale del 28 dicembre dello scorso anno.
Nel mese di gennaio u.s., si è persino svolto un incontro -promosso dal gruppo consiliare di minoranza “Unti per rinnovare”- perché la cittadinanza venisse portata a conoscenza della novità.
A quell'incontro -cui ho personalmente assistito- erano presenti anche alcuni cittadini di Bagnara che da più di un anno, portano avanti la loro battaglia contro l'elettrosmog, accompagnati dallo slogan “le uniche onde che vogliamo sono quelle del mare”. Gli amici bagnaresi hanno accolto con entusiasmo la novità scigghitana e, da allora hanno cercato di sollecitare l'attenzione dei loro amministratori. Qualche giorno fa, ho letto sulla Gazzetta del Sud che sembra che le cose si siano sbloccate e che, a breve, il consiglio comunale bagnaroto esaminerà la questione. Mi auguro però che non finiscano con l'approvare un regolamento come quello scillese. Eccone i motivi.
Premesso che, dalla data dell'incontro non avevo avuto la possibilità di leggerne il contenuto, una volta scovatolo su internet, mi sono premurato di dargli un'occhiata e, successivamente, di andare a vedere la cosiddetta giurisprudenza in materia. Com'era prevedibile, le sorprese non mancano.

All'art. 1, viene specificato che il regolamento, basato sul “Principio di cautela e di minimizzazione dell'esposizione ha lo scopo di “salvaguardare la salubrità e la sicurezza negli ambienti di vita [materia di competenza statale] e di proteggere la popolazione dall'esposizione ai campi elettromagnetici”.

All'art. 2, la normativa di riferimento è soltanto quella nazionale, mentre non viene citata -perché inesistente- nessuna normativa di carattere regionale.

Nell'art. 5 si stabilisce che gli impianti in oggetto sono da considerarsi “nuove costruzioni”, soggette all'ottenimento dell'autorizzazione all'installazione (Legge 259/2003), previo pareri dell'ASL e dell'ARPA.

L'art. 7 -quello che sarebbe il più importante dal punto di vista sostanziale- è dedicato alla “localizzazione degli impianti. Vengono individuate (per mezzo di una cartografia che non è allegata al regolamento ma che comunque ho avuto modo di vedere) Aree di divieto assoluto di installazione (quali asili, scuuole, ospedali, carceri [???], ecc.) e Aree di particolare tutela (tutte quelle comprese entro i 100 metri dal perimetro di proprietà delle aree di divieto assoluto.

L'art. 8 detta invece le norme progettuali delle installazioni, fissandone:altezza massima, distanza minima dagli edifici residenziali, interramento delle strutture di sostegno, ecc. Ai fini della protezione dell'ambiente e del decoro paesistico [materie di competenza rispettivamente statale e (da dicembre 2006) regionale]

L'art. 10 rimanda direttamente al D.P.C.M. dell' 8 Luglio 2003 che fissa i limiti di esposizione. Inutile? Nella sostanza sì, c'è già la normativa nazionale, cui si rimanda espressamente anche nell'art. 16 . Dannoso? Forse, visto che il titolo recita: “Misure di cautela sanitaria”, che certamente non tocca al Comune stabilire.

L'art. 12, dispone che qualora gli Enti competenti riscontrino il superamento dei limiti d'esposizione “il Sindaco su proposta dell'ASL medesima, prescrive al Titolare dell'impianto l'adozione di misure di risanamento entro tempi definiti in relazione alla situazione verificata.”

L'art. 13, dispone che, oltre ai controlli eseguiti dagli Enti a ciò preposti (ASL e ARPA) “l'Amministrazione Comunale si riserva di attuare forme di controllo integrative, avvalendosi di soggetti privati....o di organi pubblici non assegnati territorialmente...”

Nell'art. 14 sono stabilite le sanzioni -a carico naturalmente dei gestori inadempienti- che variano da € 2.500 a € 10.000.

Nell'art. 15, si stabilisce (anche se è scritto davvero male), che per gli impianti situati in aree non idonee, i gestori titolari entro i 6 mesi dall'approvazione del regolamento devono presentare un piano per la loro rilocalizzazione ed entro altri sei mesi devono provvedere ad ubicarli in area idonea.

La giurisprudenza amministrativa, ha più volte ribadito che la possibilità data ai Comuni dalla Legge quadro n° 36/2001 è un potere di regolamentazione del tutto sussidiario (rispetto a quanto dettato dalla stessa norma), che deve riguardare soltanto i profili urbanistici e territoriali ma senza entrare nel merito dell'individuazione dei siti. Tale potere spetta solo alle regioni.
Non è quindi consentito ai Comuni, pur utilizzando formalmente strumenti di natura edilizia-urbanistica, di adottare misure quali un divieto d'installazione generalizzato o di introdurre misure che pur essendo tipicamente urbanistiche (distanze, altezze, ecc.) non siano funzionali al governo del territorio quanto alla tutela della salute dai rischi dell'elettromagnetismo. E' pertanto illegittimo un regolamento che stabilisca in quali zone possano o meno essere realizzati gli impianti oppure quale sia la distanza minima da abitazioni o da aree ritenute sensibili.
Inoltre, il regolamento comunale non può sovrapporre un proprio autonomo sistema di cautele (per prevenire i rischi dell'elettromagnetismo) alla specifica normativa statale, in quanto la salvaguardia della salute umana è materia di esclusiva competenza dello Stato.
Il potere regolamentare attribuito al Comune non avrebbe potuto essere esercitato se non previa definizione delle competenze ad esso spettanti da parte della legge regionale. Cosa che la Regione Calabria non ha mai fatto, atteso che i riferimenti legislativi citati nell'art. 2 del regolamento sono esclusivamente leggi statali.
L'approvazione da parte del Comune di un regolamento che contrasta con detti principi, oltre a costituire una violazione di legge, configura anche profili di incompetenza ed eccesso di potere.
[ Tratto da: Sentenza TAR Lazio n° 2438/2002; Sentenza TAR Calabria -sede Catanzaro- n° 2930/2002; Sentenza Consiglio di Stato -sez. VI- n° 2997/2003]

Per quanto desumibile dalle sopra richiamate sentenze, gli articoli: 1, 7, 8, 12, 13 e 15 sono del tutto o in gran parte contestabili da parte di qualsiasi titolare degli impianti in oggetto, in quanto contrastanti con la normativa vigente. L'art. 10, come detto, è completamente inutile.

Non considerando gli artt. 2, 4, 16 e 17, i quali enunciano soltanto riferimenti legislativi, definizioni, rinvii alla normativa nazionale ed entrata in vigore, nonché l'art. 3 che definisce l'ambito di applicazione, solo cinque articoli (meno del 30%) sono “fuori pericolo” di contestazione.
Nessuno di essi fa però cenno all'adeguamento del Piano Regolatore, il quale dovrebbe recepire al suo interno quanto previsto da un regolamento che per sua stessa natura va ad incidere direttamente e in maniera così incisiva sul territorio.

Dimenticavo di dire che le sentenze di cui sopra hanno portato all'annullamento degli atti deliberativi e dei regolamenti comunali nelle parti non conformi e, in qualche caso, al risarcimento del danno (nell'ordine di migliaia di euro) ai danni del Comune.

Nell'ormai famoso recente incontro sulle “tematiche” favazzinote, il Sindaco ha riferito -con un leggero sorriso sulle labbra- che una delle società che gestisce la telefonia mobile, ha già presentato ricorso contro il regolamento comunale scigghitano!

S'impone perciò con urgenza, da parte dell'intero Consiglio Comunale (e dei cittadini tutti anche per mezzo di appositi comitati), un attento riesame di un atto amministrativo così importante, passando da un'indispensabile preventiva intesa con la Regione (colpevolmente latitante sul tema, non avendo provveduto alla delega delle funzioni) e/o con la Provincia di Reggio Calabria, così come hanno già fatto in altre realtà più attente dell'Emilia o del Veneto. Non si può illudere la gente facendole credere che il regolamento approvato abbia chissà quali poteri taumaturgici, quando in realtà -come diceva l'indimenticabile Gino Bartali- “L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare!”

08 aprile 2007

LA PASCA SANTA

Sonunu 'i campani,
si riaprunu li sciuri,
nta 'stu iornu 'i primavera
chi risortu è lu Signuri!

Cusì pi nui non è cchiù notti,
ma iornu chinu 'i nova luci,
'chì la morti scunfiggiu
Gesù Cristu messu in cruci.

Rinnuvati li prumissi
'i quandu fummu battiati,
cchiù liggeri ndi sintimu,
com' 'i 'n pisu libirati.

Pirciò cu volu 'i 'na palumba,
chi 'n signu 'i paci in bucca 'gguanta,
a vui tutti 'st'auguriu
mandu pi la Pasca Santa!

02 aprile 2007

SCALINATA DI VIA DE ZERBI: I CONTI NON TORNANO

Giusto un mese fa, in un post dal titolo "Scigghitan on ice" avevo accennato alle condizioni d'abbandono in cui versa la scalinata che da Matrice porta a Piazza San Rocco, toponomasticamente chiamata Via De Zerbi.
Ci sono delle novità in proposito.
Leggo sul supplemento straordinario al BURC n. 5 dello scorso 27.03.2007, che il Comune -con apposita convenzione del 7.12.2005- ha beneficiato di una "partecipazione comunitaria" (nell'ambito del P.I.T. n. 22) pari a complessivi € 220.000,00 per la realizzazione dei lavori di "Riqualificazione del Centro Storico Borgo Spirito Santo e scalinata De Zerbi".
Di tale importo il nostro bel comunello ha ricevuto € 57.509,38 [pari al 30%] in data 28.06.2006 a titolo di anticipazione e ne ha già spesi (secondo la documentazione allegata alla richiesta) ben € 51.755,69.
Il primo statodi avanzamento dei suddetti lavori è di complessivi € 70.403,67, oltre € 17.611,50 per competenze tecniche ai progettisti (vale a dire circa il 25%). Totale della spisata: € 88.015,17.
Pertanto, a copertura delle spese suddette, la Regione adesso ha concesso la seconda erogazione, pari a € 30.505,79.
Ad oggi, rimangono da poter sfruttare € 120.984,80 cioè la differenza tra la massima somma concedibile (pari al 95% del contributo) e l'importo già concesso.
Togliendo un 20% per le altre spese di progettazione (a essere buoni) e considerato che la scalinata De Zerbi ha una lunghezza di circa 110 mt, ne consegue che sarebbero teoricamente disponibili poco meno di € 880 per completare ogni metro lineare . Con tale cifra, per fare le cose "a regola d'arte", si dovrebbe provvedere a:
-demolire gli scalini esistenti;
-controllare lo stato della rete fognaria e dei relativi allacci oramai piuttosto datati e provvedre alla sostituzione;
-rifare l'intero impianto d'illuminazione;
-ricoprire il tutto con la nuova scalinata;
-rivestire la scalinata in pietra (possibilmente non la stessa della Via Sinuria);
-installare i nuovi lampioni (com' a chiddhi ra Piazza San Rocco).
Beh, non c'è bisogno di un tecnico per capire chi tutti 'sti cosi, cu 880 euro o' metru ndi putimu 'nzunnari.
Difatti, 'a scalunata è ancora ddha, ridotta peggiu 'i 'na mulattera e considerate le brutte notizie che arrivano sul versante delle finanze municipali, [vedi le questioni "sanguigne" giustamente citate sul malanova blog], c'è poco di che essere ottimisti in merito alla possibilità che il Comune trovi i soldini che mancano per la ricostruzione di una delle vie più caratteristiche e panoramiche del nostro paese.
A meno che, visto che le festività pasquali sono oramai prossime, non si conti di trovare i soldi necessari... nta l'ovu 'i Pasca!

RINCILLU O' NONNU

Coloro che volessero mandare commenti, idee, proposte e ogni altra malanoveria gli passa per la testa, da oggi possono farlo -oltre che rispondendo sul blog- anche inviando una mail o' nonnu, all'indirizzo:
unonnu@malanova.it

01 aprile 2007

OCCHIU NON VIRI....CORI NON DOLI

Dopo il rinvio della settimana scorsa, si è finalmente svolto l'atteso incontro relativo alla discussione sulle “Tematiche di Favazzina”.

Il Sindaco -accompagnato dai consiglieri di maggioranza Fava e Arbitrio, dal dott. Surace nonché...dai carabinieri- si è scusato per aver dovuto rinviare l'incontro fissato per sabato scorso (24) a causa di impegni di partito a livello provinciale. A chiarimento del perché la riunione sia stata convocata in una sede così poco istituzionale (il bar), lo stesso Sindaco ha precisato che la discussione sulle “tematiche” favazzinesi era stata programmata poiché -a detta dello stesso Sindaco- la sua “latitanza” dalla piccola frazione (cui è particolarmente vicino, essendo letteralmente di casa), durava da più di un anno (cioè da dopo le elezioni).Ciò era avvenuto prima di ricevere la lettera firmata da più di un centinaio di cittadini (132, per la precisione, contando anche le firme raccolte tramite il nostro sito), con la quale venivano chiesti chiarimenti in merito alla ormai famosa questione “elettrodotto”.

Il primo cittadino ha quindi passato in rassegna tutta la vicenda -avviatasi nel 2004- illustrando i vari aspetti esaminati, discussi poi -in alcuni momenti anche in modo animato- con i presenti.

MOTIVI TECNICI”- Numerosi sono stati gli incontri avuti dal nostro primo cittadino con i tecnici della Terna -in particolare con l'ing. Fiorentini- al fine di pervenire a una soluzione che potesse essere accettabile. In origine, l'approdo dei cavi era stato previsto in località “San Gregorio”-”Costa Viola”, in territorio di Villa San Giovanni. Dopo il rifiuto del comune villese -supportato da motivazioni di ordine tecnico- si è quindi optato per la soluzione Favazzina.
Tutte le ipotesi prospettate, relativamente a una diversa ubicazione (Vallone Condoleo, in zona disabitata -di recente proposta pure dalla minoranza; posizionamento dalla parte opposta rispetto all'impianto della SNAM -lato Scilla), sono state scartate dalla stessa Terna, la quale ha addotto motivazioni di ordine tecnico legate ora alle correnti marine, ora all'angolazione d'approdo dei cavi, ora alla presenza della sede ferroviaria difficilmente superabile, in considerazione dello spazio necessario per il passaggio dei cavi. In conclusione, per la Terna, l'unica soluzione accettabile è quella oggi proposta nel progetto di massima.

LE “CONCESSIONI” OTTENUTE DAL COMUNE -Davanti a cotante motivazioni tecniche, il Comune di Scilla è comunque riuscito a far accogliere alla società costruttrice due cose:

- che la zona d'approdo fosse spostata il più possibile all'esterno dell'abitato e quindi verso l'impianto della SNAM;

- che il tratto di collegamento dall'approdo sulla spiaggia di Favazzina fino alla centrale di Melia sia realizzato in galleria, a una profondità che compresa tra 9-12 mt. Megghiu 'i nenti è.

TEMATICA INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO - Il fatto che i cavi arriveranno già a un'adeguata profondità in mare e proseguiranno in galleria fino a Melia è tranquillizzante (a parere del Sindaco), poiché comunque si limita al massimo l'effetto delle onde elettromagnetiche.
Come già sapevamo, non vi sono studi scientifici che abbiano dimostrato un legame diretto tra l'esposizione ai campi elettromagnetici e l0'aumento di malattie particolari. In più, anche la legislazione è incompleta: pur fissando i limiti di esposizione a detti campi, non vi è nessuna norma che stabilisca in funzione di cosa e come calcolare l'ampiezza delle così dette “fasce di rispetto”. Attualmente -per stessa ammissione della Terna- il calcolo è stato effettuato sulla base di indicazioni fornite dal Ministero con una semplice lettera. Per ora, pur essendo l'aspetto più importante, è il comunque il più incerto e meno attaccabile. Niente di nuovo.

TEMATICA IMPLICAZIONI URBANISTICHE – Se a Favazzina l'impatto sul territorio è stato in qualche modo minimizzato, non così accade per Melia e Solano. A Melia, la soluzione -definita dal Sindaco “meno dolorosa”- prevede che la nuova linea, dalla centrale fino alla provinciale, corra in parte sul tracciato oggi esistente, con l'aggravante però che la fascia di rispetto verrà ampliata rispetto all'attuale, stante l'aumento di voltaggio che si realizzerà (da 150 kV a 380 kV). Simile (se non peggiore) è la situazione a Solano.
Conseguenza diretta è che i terreni interessati dal passaggio della linea verranno penalizzati ancora di più, in quanto sarà maggiore la superficie sulla quale vigerà il divieto assoluto all'edificazione. La restante parte, in direzione Solano, dovrebbe snodarsi in posizione decentrata rispetto all'agglomerato urbano. Verranno smantellate solo le vecchie linee che arrivano fino a Villa e Reggio e che interessano la zona di contrada “Boccata”.

TEMATICA IDROGEOLOGICA - La montagna che dovrebbe essere “scalata” dalla galleria del nuovo elettrodotto, secondo gli studi fatti, sarebbe geologicamente sana. Le frane cui assistiamo con frequenza preoccupante, sono dovute solo ed esclusivamente a scorrimenti superficiali del terreno, causati da una mancata o non corretta regimentazione delle acque da parte della SNAM quando ha eseguito i lavori per il metanodotto. Se questa motivazione appare verosimile -tant'è che sono numerosi i giudizi in corso, promossi contro l'Ente metanifero dai proprietari danneggiati- è altresì vero che l'intero vallone “Favagreca” è classificato nel P.A.I. (Piano di Assetto Idrogeologico, recepito dal Piano Regolatore vigente) come “zona di attenzione”. In più, l'intera zona adiacente alla statale 18 è considerata “zona a stabilità incerta”. Il Sindaco, per ora, è tranquillo: sull'aspetto idrogeologico -dice- si esprimeranno i competenti organi regionali e statali.

TEMATICA ECONOMICA -Per l'attraversamento del proprio territorio comunale, il Comune di Scilla avrà diritto -a titolo di compensazione- a una somma che per la precisione è di € 1.380.000. Tale cifra dovrà essere utilizzata per l'esecuzione di opere e strutture solo nelle zone interessate dal passaggio dell'elettrodotto: Favazzina, Melia, Solano. Il Sindaco si è impegnato -avendo particolarmente a cuore le sorti della piccola frazione- a impiegare il 65% di detta cifra (quindi quasi € 900.000) per l'esecuzione di opere collegate al famoso progetto della Via Marina di Favazzina.

Alla fine dell'incontro, preso atto del forte interesse che gli intervenuti hanno dimostrato, nonché della “fame” di notizie in merito, il Sindaco, seppur a denti stretti, lamentando “polveroni” e manovre strumentali messe in atto dall'opposizione, ha ammesso: “Sì, forse ho sbagliato” a non rendere partecipi i cittadini della complessa vicenda durante l'evolversi della stessa.

I DUBBI RIMANGONO – In virtù della situazione attuale e considerato che si è ancora (per poco) in fase di definizione del progetto di massima, poiché l'elettrodotto – come dice giustamente il Sindaco- verrebbe realizzato ugualmente e se ci si opponesse aprioristicamente non si risolverebbe niente, anzi si riceverebbe ancora più danno, appare comunque importante sottolineare quelli che sono gli aspetti meritevoli di ulteriore approfondimento da parte del Comune.

  • Perché i più volte citati “motivi tecnici”, addotti dalla Terna a giustificazione delle scelte operate, non sono stati verificati ma -a quanto sembra- presi semplicemente per buoni? Possibile che tutte le altre soluzioni alternative prospettate non siano praticabili?

  • Il fatto che una montagna -come detto zona a stabilità incerta, cui si pone particolare attenzione- debba essere interessata da movimenti terra di migliaia di metri cubi, quali riflessi potrà avere sulla sua stabilità complessiva, già duramente messa alla prova?

    Sarebbe opportuno che in sede di rilascio del parere urbanistico, poiché il P.A.I. Fa parte del vigente P.R.G., fosse il Comune già ad indicare che il sito prescelto presenta caratteristiche piuttosto delicate. Tale indicazione potrebbe poi essere confermata dagli ulteriori pareri che dovranno esprimere gli organi regionali a ciò preposti.

  • Considerato che scontiamo oggi problemi derivanti da una poco attenta esecuzione dei lavori a suo tempo effettuati dalla SNAM, quali garanzie offre la Terna perché la stessa cosa non si ripeta dopo la costruzione della prevista galleria?

  • In merito all'ubicazione dell'approdo dei a pochi metri da un gasdotto, quali garanzie ci sono che il connubio elettro-metanodotto non possa essere potenzialmente dannoso?

Una risposta a queste domande potrà essere fornita solo da tecnici esperti in materia, magari attraverso opportuni studi o consulenze. Finora l'Amministrazione non ha ritenuto opportuno consultare nessuno, e ritenendosi tranquillo e soddisfatto delle concessioni ottenute, ha approvato quella bozza di protocollo d'intesa che una volta firmato, impegnerebbe il Sindaco a “dire di sì” al progetto definitivo, concedendo le autorizzazioni di propria competenza, senza alcuna possibilità di replica.
Perciò, preso atto della mobilitazione dei cittadini presenti, al Sindaco non è rimasto altro che dichiararsi “aperto” a ricevere e tutti i suggerimenti che dovessero pervenire dai tecnici esperti, alla cui “caccia” dovranno però andare gli stessi cittadini!

Vorrei infine far presente al nostro Sindaco che, pur comprendendo la sua “predilezione” per Favazzina (più volte ribadita durante l'incontro), sarebbe più “democratico” che la generosa cifra offerta a titolo di compensazione, venisse ripartita tra le frazioni interessate con lo stesso metodo che ha applicato (in entrambi i mandati ricevuti dagli scillesi) per l'assegnazione degli assessorati. Il che significa, destinare più fondi per Melia e Solano che non a Favazzina, come invece è sua intenzione.
Sì, perché, da quanto ha esposto, appare evidente che -restando così le cose- le due frazioni montane sarebbero le più danneggiate perché interessate dalla linea aerea. Favazzina, invece, può ritenersi soddisfatta (come dice il Sindaco), dovendo “sacrificare” poco più di 50 mt. di spiaggia (sulla quale vi sarebbe solo un cartello di avvertimento) , il che non pregiudicherebbe le potenzialità turistiche della zona, con buona pace però di coloro facilmente impressionabili dalla tematica elettromagnetica, i quali potranno liberamente andarsene altrove.
A noi dovrebbe bastare il fatto che il paesaggio costiero verrebbe salvaguardato, poiché -dice il Sindaco- “...dell'elettrodotto non si vedrà niente...”[a parte il cartello di cui sopra].
Affermazioni come questa non sono per niente soddisfacenti. Di certo il Sindaco non ha ficcato la testa sotto la sabbia (anchi pirchì passunu 'i cavi!) e di questo ce ne siamo resi conto tutti. Ma non può liquidare la questione dicendo praticamente occhiu non viri, cori non doli.

Non resta dunque che mobilitarsi per tempo, per non fare la fine di altre parti d'Italia (e sono numerose), che hanno già subito in maniera pesante l'”invasione TERNAna” [per una verifica, basta andare su www.blogger.com e digitare la parola magica, “elettrodotto”]. Chi fa da sé, fa per tre.