30 dicembre 2007

MALUSPITALI: ARRIVUNU I 'MERICANI!


Cari paisani, chiudiamo anche quest'anno del blog, rinfriscandovi ancora una volta la memoria sulla vicenda Maluspitali.

Pare sia una costante delle vicissitudini di questa parte di suolo italico: è noto dai libri di storia che la seconda guerra mondiale iniziò a finire, con l'arrivo delle truppe alleate. Ndi nui, passaru 'i 'mericani, i quali dimostravano le loro intenzioni pacifiche, rialandu ciucculata e' figghioli.
E' altresì noto -anche se nei libri di storia ancora non c'è scrittu- che l'ultima guerra di mafia di Reggio, che insaguinò l'intera nostra provincia fino al 1991, ebbe termine solo quando arrivarono i capi delle famiglie 'mericane a imporre una sorta di "divisione bonaria" tra i contendenti, con tantu di abbracci e baci a pizzicuneddhu.

'Sta vota, non si tratta di guerra né militare, né di mafia, ma è 'na guerra ancora più seria e dura: la guerra per la salute!

Pur se non accompagnati dal caratteristico suono della tromba -che tutti abbiamo visto chissà quante volte nelle pellicole western- né tanto meno da proclami in politichese -tipu quel 'mericano chinu di dollari di Roccasecca, che abbiamo ammirato nel film di Totò- per l'ennesima volta, a provare a toglierci le castagne dal fuoco, ARRIVUNU 'I 'MERICANI!, intesi come abitanti del continente America (Canadesi o Statunitensi che siano).
Li guida solo e soltanto l'amore per il proprio paisuzzo, che tante mal' 'ccasioni camora
sta attraversando.

Come potete leggere nell'articolo sopra riportato (che trovate anche sul forum del nostro
malasito per eventuali commenti), avuto sentore della malaria che tira nella sanità calabra, si è messa in moto la macchina 'mericana, con partenza dal Canada, nel generoso tentativo di salvare il salvabile, in merito alla questione dell'ospedale "Scillesi d'America".
Certamente, al di là dell'oceano, sa sintiru parecchiu di questa vera e propria "mala nova" che li ha raggiunti, nonostante che alla maggior parte degli scigghitani non gliene sia fregato un così detto fico secco, evidentemente bonu sulu con le noci, comu turruni ri poviri!

Da parte nostra, non possiamo che continuare a dare il nostro appoggio per favorire la massima diffusione di qualsiasi iniziativa finalizzata a mantenere attivo un presidio la cui importanza abbiamo più volte sottolineato.
Ci auguriamo che dopo un 2007 davvero tragico dal punto di vista della sanità in Calabria, l'arrivo del nuovo anno porti con sè novità positive: dalla Calabria, dal Canada, dagli U.S.A. ma, soprattutto, da Scilla.

25 novembre 2007

L"ASU PIGGHIATUTTU"? 'U 'MBINTARU A CATANZARO

Cu 'na facci di 'mpigna da competizione, i catanzarisi continuano a iucari a "l'asu pigghiatuttu".
Non sunnu ancora sazi dopo l'abbuffata iniziata da trentasette anni, durante i quali si cugghiru capoluogo e relativi assessorati regionali, l'aeroporto internazionale (che, non avendu largu nte cimi ri muntagni aundi sunnu, hanno dirottato a Lamezia, nto chianu), ecc., ecc.
Ora si pigghiaru, trionfanti, puru la sede regionale dell'Agenzia delle Dogane. Panza mei, fatti catoiu!

Una sentenza del Tar del Lazio ha infatti annullato la determinazione della stessa Agenzia del 26 settembre 2007 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 2 ottobre), con la quale veniva istituita la Direzione Regionale a Reggio Calabria, con sede nell'area del porto riggitano.
La cosa però pare malamente motivata dai giudici e lascia qualche spiranzella, poiché un articolo del regolamento dell'Agenzia, pur stabilendo che la sede deve essere nei capoluoghi di regione, ha trovato già un'eccezione, quella di Bolzano che è stata "equiordinata a Trento in quanto sede del consiglio e degli uffici della Regione" [da "Gazzetta del Sud" di ieri].
Ma scusati, il Consiglio Regionale della Calabria non si riunisce forse a Reggio Calabria, nella sede di palazzo Campanella?
Se siamo in Italia e la legge è (dovrebbe essere) uguale per tutti, pirchì a Bolzano sì e a Riggiu no?

E' noto che per conoscere un popolo se ne deve conoscere la storia. Ripercorriamola, allora, la storia di Catanzaro.
Secondo la leggenda, era Skilletion, (la latina Scolacium), un'antica colonia greca, fondata sul mare (dov'è l'odierna Catanzaro Lido), da Ulisse di passaggio dalla terra dei Feaci, nel VI secolo a.C..
Ma sicundu vui, Ulissi aviva 'u tempu per fondare una città?
E poi, stando alle ultime ricerche, la terra dei Feaci, pare fosse la Sardegna!

Presi di schiantu dagli arabi Saracini, gli abitanti, virendula curta e malapavata, si ndi fuiru verso l'entroterra, guidati da due soldati greci: Cataro e Zaro.
Girovagarono per le colline, propriu comu e' zingari (senz'offesa), finché solo nel 793 si rigittarono e, chitandusi i sensi, vi impiantarono quattru casi pi parti, su tre distinti cocuzzoli, previa approvazione del progetto fatta direttamente dall'imperatore di Costantinopoli, mica da una soprintendenza qualsiasi, chi vi cririti!
Nacque accussì 'na cosa nova, che in onore dei due "capozingari", fu battiata Catanzaro, ma vista la posizione geografica, l'etimologia potrebbe significare "'insediamento sorto al di là del fiume", cioè lo Zaro (oggi chiamato Fiumarella). E se già 'u nomu indica un "insediamento" e non una città, ci sarà un motivo!

Reggio invece vanta una storia che si perde davvero nella notte dei tempi, ma la sua fondazione viene fatta risalire a una data certa: 14 luglio del 730 a.C.
Sin da allora, l'antica colonia dei Calcidesi ha rappresentato sempre la città principale della Calabria e almeno da un punto di vista storico, può esserne considerata la "capitale".

Lasciando da parte le considerazioni politiche, è innegabile che tra le due città non c'è paragone.

Riggiu è piana, squatrata, ha il chilometro più bello d'Italia (è veru, mica a gnattu!), non ti puoi perdere mancu se 'u fai apposta. E' città di mari, è provincia di mari, lo tocchi, lo senti, lo respiri.
C'è 'u portu (i Gioia Tauro), l'aeroportu (chi funziona e non funziona). E' città -e provincia intera- con sicuramente il più alto movimento di merci in tutta la Calabria.
E' qui che ha senso che esista una sede dell'Agenzia delle Dogane (cioè l'Ufficio deputato a riscuotere le tasse sugli scambi commerciali).


Provate ad andare a Catanzaro. Io ci ho vissuto (costretto dalla Patria) per quasi un anno (e menu mali chi non fu un annu sanu!)

I tre cocuzzoli e il quartiere marinaro sono legati tra loro, letteralmente avvolti da una serie di ponti chi mancu Los Angeles, vi pigghia 'u friddu sulu m' i viriti. La strada principale, Corso Mazzini, è 'i calata; la piazza principale, Piazza Matteotti, è 'i calata, per giunta sovrastata da un monumento alquanto enigmatico, che Vittorio Sgarbi ha classificato tra i più brutti d'Italia. E 'u mari? Si viri dai tre cocuzzoli, sì, ma sulu cu binoculu!

Come fare dunque per non restare chiusi tra le montagne, isolati dal mondo, dopo che era stato scongiurato il pericolo Saraceno?
Hanno dovuto aspettare un bel po', ma poi, trentasette anni fa, ecco la loro grande occasione: la nascita della Regione Calabria.
Fu accussì chi quel qualcosa chi non era 'na città, non era 'n paisi, non era nenti, è diventato capoluogo di regione, alla faccia 'i ddhi fissa i nu' autri riggitani (provincia compresa).


Da allora però, non si sono più fermati. Mi viene il sospetto che questa bramosia, derivi dagli avi dei catanzarisi di oggi, abituati a "zingariari" peri peri e ad accasarsi dove gli conveniva, prendendosi tutto, anche quello che non gli apparteneva. Ah, le colpe della storia!
Vo viriri chi "l'asu pigghiatuttu" l'hanno inventato i vecchi abitanti di Scolacium, per passare il tempo tra 'na zingariata e l'autra!?

Ma turnamu a nui. Ci siamo dimostrati ancora una volta un populu di fissa, sì, "cchiù fissa ra funtana 'i Riggiu", come diceva il grande Nicola Giunta.
Fissa (
inteso come "non furbi", nell'accezione moderna del termine), perché memori della civiltà che ci siamo portati dietro dalla Grecia, speriamo sempre nella Legge, perché vogliamo fare sempre le cose per bene -come la famosa ditta di latticini- salvo poi rimanere...cu 'na manu davanti e una d'arretu!

Adesso, per risolvere la "questione Dogane", il Comune di Reggio, per valere quei diritti che ha maturato con la sua storia, dovrà presentare ricorso al Consiglio di Stato, fondando tutto sul precedente bolzanino.
L'unica differenza è che il Trentino Alto Adige è una Regione a statuto speciale e quindi alcune "deroghe" -diciamo così- alla legge se le può permettere. La Calabria no. Come fare?

Un'idea ce l'avrei. All'epoca della rivolta del 1970 era stato promosso un referendum per costituire la "Regione della Calabria del Sud" e, solo a Reggio erano state raccolte 65.000 firme [da "La rivolta di Reggio Calabria -tra cronaca e mass media" di Francesco Scarpino -pag. 71]

Ora, visto chi 'na sula provincia non poti fari 'na regione, la soluzione ideale sarebbe quella di chiedere l'annessione alla Sicilia, con la quale abbiamo profondi legami culturali, economici, perfino di criminalità. Cosa vogliamo di più?
Così facendo, ci pareremmo anche il...le spalle contro eventuali altre sorprese di questo genere, in quanto anche la Sicilia è regione a statuto speciale, come il Trentino.

L'idea, secondo me, non è poi così peregrina. E' da quando sono nato che sento parlare di conurbazione Reggio-Messina. In fondo, se nci pinzati, siamo una cosa sola, con un braccio di mare in mezzo. Provate per un attimo a far finta che il mare non ci sia...
Sì, proprio come ha fatto ieri il vento che, futtendusini di Nettuno, ha trasportato la cinniri dell'Etna fin dentro le case dello Scigghio!

15 novembre 2007

'U 'SPITALI CHIURI E 'I SCIGGHITANI? AMBATULA NCI FRISCHI

Ripetute segnalazioni, interventi, forum, dossier, lettere di denuncia. Nenti, non c'è nenti 'i fari. 'U scigghitanu non di mangia e non ndi 'mbivi.
E -cu rispettu parrandu
e senza offesa per nessuno- è risaputu chi quandu 'u sceccu non voli 'mbiviri, ambatula nci frischi.

Nonostante tutto però, da puro testa 'i 'ncunia di calabrisi chi sugnu e siccomu 'a Natura non mi teni,continuo a parlarvi del Piano Sanitario Regionale,
Venerdi scorso, come preannunciato, la Giunta regionale ha approvato il discutibilissimo Piano Sanitario Regionale, che prevede la chiusura dell'ospedale "Scillesi d'America". Regione-Scilla 1-0 e palla o' centru.
Il documento dovrà ora passare all'esame del Consiglio Regionale e, stando alle reazioni registrate in questi giorni, forse ci sono ancora flebili spiragli per arrivare a un compromesso tra le preterse di razionalizzazione portate avanti dalla Regione e le esigenze di 50.000 cittadini, scigghitani in primis.

"Infattamente" (come direbbe il noto Laqualunque), anche l'ex assessore De Gaetano -dimessosi dall'incarico soltanto da poche settimane- ha lanciato l'allarme contro la chiusura dello "Scillesi d'America", dichiarandosi contrario alla decisione assunta dalla Giunta di cui faceva parte.
Niente di personale contro l'ex assessore De Gaetano, fin da ragazzo, tra l'altro, assiduo frequentatore estivo del nostro paese.
Mi chiedo soltanto:
aund'era iddhu
quando Loiero, la Lo Moro e il resto della Giunta discutevano dell'assetto che avrebbe dovuto avere il P.S.R.?

Sono seguite diverse dichiarazioni politiche, a sostegno del Piano Sanitario approvato.
Al mio occhio, di semplice cittadino, esse appaiono essere oltre che "di parte" anche palesemente contraddittorie, fino a sfiorare il tragicomico.
Di seguito, ve ne offro un esempio, tratto dal documento diffuso dall'area Salute dell'Ulivo e riportato dall'agenzia ASCA, che potete leggere sul malaforum, nel post pubblicato dal nostro GMV -sezione "MALUSPITALI:ORE DECISIVE"
.

"...Rappresenta uno strumento di equilibrio territoriale della sanita'...."
E' equilibrato costringere a spostarsi a Reggio circa 50.000 persone puru pi 'na pungitura? Credo proprio di no, a meno che non s'indenda rivoluzionare le leggi della statica.
Un tale spostamento, provocherà, al contrario, uno squilibrio. E se la "macchina sanitaria" perde l'equilibrio, va' a finiri chi 'ncappotta.

"...Non si sono effettuati tagli, non si sono chiusi ospedali ma, per alcuni, se ne e' modificata la funzione in modo integrato..."
Ah no? A Scilla 'u 'spitali 'u chiuriru per fare posto a un centro di ricerca. Con quale altra struttura si dovrebbe integrare questo nuovo centro, se la più vicina è sempri a Riggiu, a 25 km di distanza?

"...Obiettivi primari del Piano sono: la riduzione della mobilita' passiva e delle liste d'attesa...l'equa distribuzione delle risorse su tutto il territorio regionale...".
Ah sì? Ma se un medico di famiglia può avere al massimo 1500 pazienti, com'è chi nu mericu ru 'spitali 'i Riggiu, oltre a quelli assistiti attualmente, dovrà prendersi cura di altri 50.000 pazienti.
Me li vedo già: 50.000 cristianeddhi -cu' zoppu, cu' sciancatu, cu' asmaticu,cu' malatu 'i cori ecc.- a fare file interminabili pirchì costretti mi vannu tutti nta nu 'mericu. Pazienti sì, ma chi pacenzia nci voli?!
Sicuramente poi, avranno poco spazio per muoversi -considerato l'affollamento. Inoltre, visto e considerato com'è ridotta la sanità calabrese, per scrivere il loro nome sulle lunghissime liste d'attesa, dovranno utilizzare la regale carta igienica di una nota pubblicità che attualmente imperversa in tv.

"...L'indirizzo assunto dal Piano di spostare l'asse dell'assistenza sanitaria verso il territorio...".
Sì, quello del Comune di Reggio Calabria. Si sposta l'asse? Ma comu? e lo "strumento di equilibrio territoriale" di cui si è parlato qualche riga prima? Niente paura: va solo a farsi strabenedire.

"...L'area di criticita' maggiore che interessa il sistema Welfare riguarda prevalentemente le azioni socio assistenziali''
Eh già, mai affermazione fu più veritiera. Ma che efficacia potrà avere l'azione socio-assistenziale di un solo ospedale nei confronti di un numero spropositato e irragionevole di richieste di prestazioni, cui dovranno far fronte medici e infermieri già sul piede di guerra, perché preoccupati da un futuro prossimo a dir poco incerto?

E come gli operatori sanitari, anche la sezione AVIS di Scilla è preoccupata [vedi lettera]. Noi di www.malanova.it siamo preoccupati, ogni giorno di più.

'U scigghitanu no, campa tranquillu, è pigghiatu 'i "rassimi stari", come quel personaggio di Rocco Barbaro, si ndi futti.
Aspetta, per risvegliarsi, solo l'occasione propizia per fare pettegolezzo spicciolo, cattivo, fine a se stesso e perciò inconcludente. O mi sbaglio? Lo spero proprio.

08 novembre 2007

P.AISANI S.CIGGHITANI, R.USSIGGHIAMUNDI!

P.AISANI S.CIGGHITANI, R.USSIGGHIAMUNDI!

Come potete leggere anche sul malaforum, si avvicina la decisione finale in merito all'approvazione del Piano Sanitario Regionale (P.S.R.).

La seduta della Giunta Regionale che si è svolta lunedi scorso, non è bastata a decidere, signu chi evidentemente nc'è 'n cacch' cosa (e cchiù di una, a diri 'a virità) chi non quatra nemmeno a quei ciriveddhi curiusi dei nostri amministratori regionali.

A quanto pare, la discussione piuttosto animata si è incentrata sulla prevista chiusura di alcuni ospedali, tra cui quelli di Siderno, Paola e lo scigghitano "Scillesi d'America" e la decisione finale è stata rimandata a venerdi 9.11.2007 (dopodomani), quando si procederà a una riunione a oltranza -con tanto di supplementari e rigori, se necessario- nella quale oltre all'approvazione del Piano, verranno stabiliti anche i nomi dei cinque nuovi (lo saranno davvero?) Direttori che guideranno i carrozzoni...ehm...le nuove (come ambito territoriale) Aziende Sanitarie Provinciali.
Non voglio pensare male ma mi chiedo: più che sulla chiusura di un ospedale in più o in meno, non sarà su quei nomi chi 'mpunta 'u carru?
Comunque sia, considerato chi ancora alla Regione stannu 'nnacandu 'u pecuru, sarebbe opportuno approfittarne. Ma come?

A Scilla, del tema 'spitali si è parlato pocu e nenti. Dopo un primo fumoso incontro al castello, l'unica vera assemblea popolare è stata convocata 'i nu furisteri (a Scilla amiamo i furisteri, a patto però che non siano turisti), sindacalista e consigliere comunale a Reggio Calabria. E' stata questa l'unica opportunità che gli scillesi hanno avuto per illustrare le loro ragioni, le loro preoccupazioni e manifestare la loro contrarietà alla paventata chiusura dell'ospedale dello Scigghio.

Poi, solo pochi e sporadici interventi di qualche consigliere regionale (riportato anche questo nel nostro forum) e altre due sottospecie di "riunioni tecniche", alle quali hanno presenziato soltanto quelle che gli scigghitani hanno ribattezzato "veline".
A seguire, il nulla. Che sia la quiete che annuncia la tempesta?

I primi lampi -per così dire- li abbiamo registrati appena varata la proposta di P.S.R., con il dossier che potete ancora leggere cliccando sul link presente nella
homepage.
Ora però, sio cuminciunu a sintiri puru 'i trona.

Anche l'AVIS, dopo aver letteralmente "buttato sangue" per la costituzione di una sezione nel nostro Scigghiuzzo (evitando quindi ai donatori di andare fino a Reggio) ha dovuto subire un clamoroso affronto.

Secondo fonti attendibili, sembra che già l'ASL si sia rifiutata di provvedere al trasporto del sangue donato -com'era consuetudine dalla nascita della sezione scillese- e pirciò i donatori non hanno potuto far altro che tornarsene a casa.
Speriamu che sia stato solo a causa di un contrattempo (non avivunu 'i soldi mi pavunu 'a benzina, tipu 'i machini ra Polizia?), anche se, considerato l'approssimarsi dei malitempi di cui sopra, mi sembra piuttosto improbabile.
Su questo spiacevole episodio cercheremo comunque di avere altre notizie.

Chiudo con un'ultima annotazione. Dice un detto scigghitanu: "'U tempu passa, 'a cira squagghia ma 'u Santu non camina!"

Beh, passau tuttu 'stu tempu e 'a cira oramai si squagghiau quasi tutta, miei cari paisani.
'Na cosa però è sicura: se nessuno si mobilita seriamente, corriamo il rischio chi 'a prossima vota chi nu Santu passa in prucissioni davanti o' 'spitali non si ferma, ma camina di sicuru, pirchì fermarsi sarà inutile:ad aspettarlo non troverà ammalati da consolare o medici e infermieri da sostenere nel loro lavoro.
Troverà solo porte chiuse.

Ricordate dunque questa sigla, che però è anche un monito-invito: P.S.R.

P.AISANI S.CIGGHITANI, R.USSIGGHIAMUNDI!

04 novembre 2007

I 10 ESPERIMENTI SCIENTIFICI PIU' STRAMBI DI TUTTI I TEMPI

Nei giorni scorsi, numerose polemiche ha suscitato la strana visione dell'arte di uno spagnolo, di cui non ricordo nemmeno il nome, il quale non ha pensato di meglio che di tener legato un cane e lasciarlo morire di fame, sotto gli occhi dei visitatori (?) della sua stupida mostra.
E' di ieri la notizia del cosiddetto topo-bionico, capace di firriare avanti e indietro per diverse ore, senza fermarsi, alla faccia di una nota marca di batterie.
Ma se questi due esperimenti vi sembrano strani, cosa dire di quelli che riporto di seguito? A voi il giudizio.

La rivista New Scientist magazine ha pubblicato la lista dei dieci esperimenti scientifici (?) più strambi [secondo me] di tutti i tempi, condotti su animali ma anche su persone, a cura di Alex Boase. Eccola, come riportata dal sito www.timesonline.co.uk .

1) Elefanti fatti d'acido

Esperimento condotto per curiosità nel 1962 da Warren Thomas. Ha iniettato 297 milligrammi di LSD (3000 volte superiore a quella usata da un essere umano), per vedere cosa sarebbe successo, nell'intento di determinare se gli allucinogeni inducono negli esemplari maschi uno stato di pazzia temporanea che li fa diventare aggressivi.
Il povero elefante morì, lasciando nello sconforto due degli scienziati autori dell'esperimento (dichiararono che non se lo aspettavano), i quali si erano imbottiti di acido a loro volta .

2) Terrore nei cieli

Altro esperimento degli anni '60. A dieci soldati in volo di addestramento venne comunicato dal pilota che l'areo stava precipitando nell'oceano per un guasto al pilota automatico. Prima che l'aereo si schiantasse, venne loro richiesto di compilare un modulo per l'assicurazione, in modo da sollevare l'esercito da qualsiasi responsabilità finanziaria per eventuali morti o feriti.
In realtà avevano coinvolto gli inconsapevoli partecipanti in un esperimento: l'aereo non aveva alcun problema. Il risultato, rivelò che la paura di un incidente imminente aveva fatto fare ai soldati molti più errori del solito nella compilaziione dei moduli.

3) Fare il solletico

Negli anni '30, Clarence Yeuba, un professore di psicologia all' Antioch College in Ohio, formulò l'ipotesi che le persone imparano a ridere quando viene fatto loro il solle e che la risposta non è congenita. Lo provò su suo figlio -alla famiglia venne proibito di ridere se solleticata quando lui era presente.
La moglie del professore comunque, fu sorpresa mesi dopo mentre faceva saltellare il ragazzo sulle ginocchia mentre rideva dicendo: "Saltella, saltella." A quiel tempo il bambino aveva sette anni, rideva quando gli veniva fatto il solletico -ma ciò non fermò il professore nel riprovare l'esperimento, stavolta su sua figlia.

4) Topi senza testa e facce dipinte

Nel 1924 Carney Landis, dell'Università del Minnesota, si mise a investigare le espressioni delklviso legate al disgusto. Disegnò delle linee sulle facce dei volontari con del sughero bruciato, prima di chieder loro di odorare l'ammoniaca, ascoltare il jazz, guardare un film porno o mettere le mani in un secchio di rane.
Poi chiese a ciascuno dei volontari di decapitare un topo bianco. Mentre tutti esitavano, e alcuni sudavano o urlavano, molti lo fecero normalmente -dimostrando la calma con cui molte persone si piegano all'autorità. Le foto comunque, asppaiono piuttosto bizzarre. “Sembrano membri di uno strano culto che si preparano a offrire un sacrificio al Grande Dio dell'Esperimento,” scrisse il Sig. Boese.

5) Resuscitare i morti

Robert Cornish, dell'Univwersità della California a Berkeley, credeva negli anni '30 di aver perfezionato un modo per risuscitare i morti. Lo sperimentò piazzando i cadaveri su un'altalenas per far circolare il sangue, mentre iniettava adrenalina e anticoagulanti.
Dopo esperimenti apparentemente riusciti su cani strangolati, trovò un prigioniero condannato, Thomas McMonigle, che era stato preparato a diventare un porcellino d'India umano. Lo Stato della California, comunque, non concesse il permesso, temendo che avrebbe dovuto rilasciare McMonigle se la tecnica avesse funzionato.

6) Imparare nel sonno

Nel 1942 Lawrence LeShan, del College of William and Mary di Williamsburg, Virginia, tentò d'influenzare in modo subliminale i ragazzi per fargli smettere di mangiarsi le unghie. Mentre dormivano, fece partire un disco con una voce registrata che diceva: “Le mie unghie hanno un gusto terribilmente amaro.” Quando il giradischi si ruppe, se ne stette in piedi nel dormitorio a ripetere la frase egli stesso.
Sembrava funzionare. Alla fine dell'estate, il 40% dei ragazzi aveva smesso di mangiarsi le unghie. Boese, comunque, ha un'altra spiegazione: "'Se smetto di mangiarmi le unghie,’ hanno probabilmente pensato, ‘lo strano uomo se ne andrà.’”

7) Tacchini eccitati

Martin Schein e Edgar Hale, della Pennsylvania State University, negli anni '60 si dedicarono a studiare il comportamento sessuale dei tacchini, e scoprirono che gli uccelli non sonopignoli Prendendo come modello una tacchina, ne rimossero progressivamente delle parti, finché i maschi persero interesse.
Anche quando tutto ciò che rimase fu una testa su un bastone, i maschi di tacchino rimasero eccitati.

8) Cani a due teste

Vladimir Demikhov, un chirurgo sovietico, rivelò la sua creazione per via chirurgica di un cane a due teste nel 1954. La testa di un cucciolo era stata messa sul collo di un pastore tedesco adulto. La seconda testa andava in cerca di latte anche se non aveva bisogno di nutrimento -e sebbene poi il latte gocciolasse lungo il collo dal suo esofago disconnesso. Entrambi gli animali morirono presto per via di un rigetto dei tessuti -ma questo non fermò Demikhov dal crearne altri 19 nei 15 anni seguenti.

9) Il dottore bevitore di vomito

Stubbins Ffirth, un dottore a Philadelphia durante l'800, formulò l'ipotesi che la febbre gialla non fosse una malattia infettiva, e procedette a testarla su se stesso. Prima versò del vomito infetto nelle ferite aperte, poi bevve il vomito. Non si ammalò -ma non perché la febbre gialla non sia infettiva. Fu scoperto più tardui che essa deve essere iniettata direttamente nella circolazione del sangue, tipicamente attraverso il morso di una zanzara.

10) Occhi aperti

Nel 1960 Ian Oswald, dell'Universià di Edimburgo, cercò di testare le condizioni estreme per addormentarsi. Fasciò gli occhi aperti dei volontari, mentre piazzava un banco di luci lampeggianti a 50 cm. di fronte a loro, e attaccò gli elettrodi alle loro gambe che amministrarono gli shock elettrici. Pompò anche mjusica ad alto volume nelle loro orecchie.
Tutti e tre i soggetti furono capaci di addormentarsi entro 12 minuti. Secondo Oswald la chiave era la natura monotona e regolare degli stimoli.

01 novembre 2007

'U NOVU CIMITERU? A PIRAMIDI!

La notizia -pubblicata da il giornale- è di qualche giorno fa, ma ho pensato di "tenerla in caldo" per una data più "appropriata".
Parliamo infatti dei cimiteri del futuro.
In un paese della ex Germania Est, le autorità hanno promosso un concorso internazionale tra architetti e 'ngigneri di fama mondiale per costruire un nuovo cimitero.
Fin qui niente di strano, se non fosse per il fatto che questo cimitero avrà una forma tutta particolare: sarà a piramide.
Che c'è di nuovo? direte voi, vistu chi già 'u ficiru l'egiziani un paio -e cchiù- di millenni fa.
Pur se l'idea non è nuova, la novità in effetti c'è: le antiche piramidi egiziane hanno ospitato solo il faraone, mentre nella futura piramide tedesca (iata la bellezza di 500 metri, praticamenti finu a' Mulìa), troveranno posto ben 5.000.000 di morticeddhi (solo già ridotti in... cenere e lapidi) e qualche centinaio (di vivi, però) s'è già prenotato, pagando. Cu' si vardau, si sarbau!
Al cimitero vero e proprio, verranno affiancati anche: alberghi, ristoranti, negozi, fiorai, uffici per le imprese funebri, chiese e, pi finiri, puru 'n aeroportu (ma sì, abbondiamo!)
Ma rassamu stari 'a Germania. Mi è vinuta una malapinzata: e se trasportassimo l'idea nel nostro piccolo paiseddho?
Dovete sapiri che nel cimitero scigghitano, non c'è cchiù postu mancu pi 'na spingula! Avogghia mi giriati tundu comu o' palorgiu: tutto esaurito!
La situazione ha raggiunto livelli critici e, se non si trova 'na soluzioni, non oso immaginare cosa potrà succedere in futuro.
Considerate che, nel cimitero attuale trovate queste situazioni: parecchie tombe di persone decedute alla fine dell'ottocento e i cui eredi sono oramai andati via da Scilla; concessioni cimiteriali risalenti pi ddaveru e' tempi ri canonici 'i lignu e che andrebbero tutte aggiornate a oggi e -se possibile- rese disponibili per nuove richieste; una grave disorganizzazione negli archivi (documenti e relative planimetrie), poiché fino a oggi per trovare una tomba anche di parenti o amici, avete due possibilità: firriare letteralmente a 'nduvina-'nduvinagghiu oppure affidarvi alla memoria storica del custode.
Secondo me, considerato che trovare altri spazi disponibili ove ubicare un nuovo cimitero, sembra essere un'impresa impossibile, non sarebbe male cominciare a pensare a un'idea simile a quella tedesca.
Ve l'immaginate 'na bella piramide, chiantata nto centru ru paisi e contornata da locali, ristoranti, alberghi, ecc.(rassamu stari l'arioportu)?
L'area a disposizione è abbastanza vasta, poiché l'attuale cimitero occupa una superficie di 10.580 mq. Inoltre, la possibilità di sviluppare la piramide in altezza -ben maggiore degli attuali due ripiani- consentirebbe di "ospitare" nel cimitero praticamenti tuttu 'u paisi e di inserire nello spazio che si risparmia, altre tipologie da destinare ad attività commerciali.
Inoltre, l'area (e tutto quello che ci andrebbe costruito sopra) è naturalmente di proprietà comunale, pirciò il Comune -che potrebbe trattenere per sè la sola area puramente cimiteriale- avrebbe a disposizione tali e tante possibilità di entrate (gestione diretta, concessione o vendita a privati), da poter risanare tutti i debiti attuali e...campari 'i rendita.
Infatti, se pensate che il posto già oggi viene a trovarsi in posizione centrale, che diventerà strategica una volta che sarà ultimato il nuovo svincolo autostradale (campa cavaddhu!), la nuova struttura potrebbe fungere (inteso non comu fungiu paratu addritta) da vera e propria attrattiva turistica, riqualificando nel contempo tutta la zona circostante.
In particolare, per coloro -comu a mia- chi calunu i Iaracari, non sarebbe male vedere 'na bella piramide, alberghi e ristoranti, invece di cipressi e "casciuni" letteralmente 'mpiccicati supr' o' muru 'i cinta.
Penso -con rispetto parlando- chi puru i nostri cari morti sarebbero più contenti.

Certo, tenendo presenti le opzioni possibili, la pinzata tedesca -opera di uno scrittore e di un economista, mica ddu' fissa!- non è poi da sottovalutare: avremmo a disposizione un cimitero e un'area intera davvero faraonici!


P.S.: Se casu mai qualche laureandu in architettura o qualche architettu o 'ngigneri già in attività dovesse leggere questo post, lo invito a pensarci.
Naturalmenti, se la cosa si farà, apoi spartimu.

19 ottobre 2007

VENDESI FARU RU CASTEDDHU

Fino a oggi ha lampiato ogni notte, ca luna, cu l'acqua e cu ventu, per segnalare ai naviganti passanti per le perigliose acque dello Stritto, la presenza della rocca scigghitana. Ma domani?
Quello che sembrava essere solo un discorso da piazza o da bar; quella che appariva essere una lontana ipotesi -o suggestiva idea, a sicunda di comu la si pensi- balenata nella mente di più di qualche scigghitano; quello che era uno dei temi più gettonati, sui quali si è disquisito per anni sutta all'arbiru ra scienza della nostra amata/odiata chiazza, bene tutto questo è divenuto realtà!
Sì, sì, non vi staiu cuntandu fissarii. 'U faru ru casteddhu sarà presto messo in vendita al miglior offerente.
Come riportato anche dalla stampa nazionale, proprio ieri l'Agenzia del Demanio ha presentato il primo censimento dell'intero patrimonio immobiliare dello Stato. Senza dilungarmi molto, invito coloro cher fossero interessati a consultare direttamente la pubblicazione.
Vi anticipo solo che tra tutti gli immobili censiti, in Calabria ve ne sono solo 7 e uno di essi è appunto 'u faru ru casteddhu, ivi compresi quindi gli attuali alloggi dei faristi e il cortile adiacente, dal quale si gode una vista senza pari.


Entro il 2008, il nostro faro -attualmente proprietà militare, quindi appartenente al Ministero della Difesa- passerà sotto la diretta gestione dell'Agenzia del Demanio, in quanto considerato bene non più utilizzabile a fini militari.
Ciò
significa che 'u faru, pur rimanendo di proprietà dello Stato, poiché Esso avi bisognu 'i picciuli, potrà essere dato in gestione (per mezzo di affitto o concessione che sia, pocu cangia), sia a enti pubblici che privati per una durata massima di 50 anni.
In parole povere, 'u faru ru casteddhu sarà considerato alla stregua di un'area demaniale qualsiasi (tipu 'a spiaggia ra Marina, per intenderci), solo che i tempi della concessione saranno più lunghi.
Lo scopo, naturalmente, è quello di non far fare a questa struttura la fine dello Scoglio d'Ulisse, che come tutti sapiti ha finito i suoi giorni qualche mese fa, seppellito con l'infamante seppur immeritata nomea di "ecomostro".

Sotto questo aspetto, niente da dire. E' inevitabile però porsi alcune domande:

- Memori del fatto che, storicamente, in questa rocca hanno trovato riparo arabi, turchi, normanni, spagnoli, francisi e via di seguito, qualche anno addietro parte dei locali del castello sono stati "riservati" all'Università Mediterranea e, dopo una lunga diatriba sono divenuti sede del progetto CERERE (Centro Regionale per il Recupero dei centri storici calabresi, Scilla esclusu, almeno finora), tanto che la foto del nostro castello fa bella mostra di sè nel banner del sito internet del Centro. Quale altro "parenti ra zzita" faremo trasiri?

- Considerato che non credo il Comune abbia la possibilità di assumere impegni economici che dovrebbero essere di una certa rilevanza, accollandosi quindi l'onere di una concessione demaniale di così lunga durata, non sarebbe comunque opportuno trovare il modo di controllare che le strutture non vengano consegnate nte mani ru primu chi passa?

C'è tutto il tempo per pensarci come si deve. Da parte mia, invito chiunque avesse un'idea valida e soprattutto realizzabile a proporla direttamente sia tramite i commenti a questo post oppure per e-mail cliccando sul link a lato "Senti Nonnu..." o naturalmente utilizzando il forum del nostro sito.
Potremmo raccogliere quindi le idee degli scigghitani e proporle all'amministrazione al momento opportuno.

17 ottobre 2007

TESTE DI...MADDU!

E poi parlano di impatto ambientale, di autorizzazioni paesaggistiche, di salvaguardia dell'ambiente.....ma pi favuri, finimula!

Guardate cosa sta succedendo nei nostri valloni!!!

E' una cosa davvero incredibile. Camionati di terra smuvuta a causa dei lavori di rinnovo dell'autostrada, viene scaricata vaddhuni vaddhuni tra Scilla e Favazzina, in barba a qualsiasi legge dello stato italiano, di cui ancora -almeno credo- facciamo parte.
L'orografia della nostra costa, dell'intera Costa Viola è caratterizzata dalla presenza di valloni lunghi e stretti che s'insinuano nelle colline, risalendo dal mare fino a quote di una certa importanza (dell'ordine di diverse centinaia di metri).
Ostruire letteralmente questi bacini, con lo scarico di materiale di diverso tipo, significa preparare il terreno per le prossime frane!
E' ancora fresca nella memoria degli scigghitani cosa si è verificato solo qualche anno fa nel vallone dell'Oliveto, dove, solo per una questione di poche ore non si è registrato un evento terribile tipo Soverato.
Cosa abbiamo imparato da quello che è accaduto? A quanto pare, proprio niente!
Non voglio fare facili allarmismi, ma secondo me, è giusto segnalare una situazione che, specie con l'approssimarsi della stagione invernale, rappresenta un potenziale pericolo da non sottovalutare.
So per certo che già l'Ufficio Tecnico comunale ha doverosamente ed immediatamente segnalato il fatto alle autorità competenti, affinché vengano presi subito i provvedimenti necessari.
Prendendo ad esempio la fiumara di Favazzina, dalle foto, facendo un confronto con quelle scattate nel mese di agosto (riportate nella colonna centrale), è possibile notare come il letto del torrente, già dopo le prime pioggerelle, sia stato invaso da materiale terroso di vario genere, trasoportato subito a valle, fino a finire direttamente in mare sotto forma di fango, detto volgarmente maddu.
Mi chiedo: quali teste di... maddu dobbiamo ringraziare per questo?

12 ottobre 2007

VIA SINURIA: COMU FINIU?

Prima che lo diciate voi, lo dico io: tornu a coppi!
Ricordate la questione Via Sinuria? Comu finìu?
L'ultimo aggiornamento è di fine agosto (come potete leggere sulla homepage del malasito), poi, più nulla.
Per coloro che avessero la memoria corta, ricordiamo in breve (versione Bignami) aundi aiumu ristatu.

Visto il malorinescito del rivestimento -oltre che dei lavori in generale, rimasti monchi- della quistione era stato interessato direttamente il Ministero, il quale aveva delegato la Soprintendenza calabra di verificare la vicenda e capire il perché di questa orribile bruttura.
Ad agosto, si viene a sapere che la bruttura -almeno per la parte relativa al rivestimento in pietra "albina"-è frutto di lavori abusivi, realizzati in maniera non conforme al progetto approvato. La Soprintendenza, invitava quindi la Provincia a provvedere al rifacimento del rivestimento, utilizzando i materiali regolarmente approvati come da progetto.
Dopo questa comunicazione, non si è saputo più nulla.
Va bonu che domenica si vota per la nascita di un nuovo (?) partito e che quindi dal punto di vista politico figurativi se alla Provincia pensunu o' muru ra Sinuria, però, visto che da lunedi prossimo "sarà un altro giorno", è bene che chi debba provvedere si adoperi al più presto.
Lo stesso invito mi sento di rivolgere a quanti si sono interessati del problema, perché non si sprechi quanto di buono fatto finora.

Non lasciamo che tutto cada nel dimenticatoio!

Per quanto mi riguarda, non mi spirdìa e non mi sperdu, pirchì, vu ricu francamenti, non viru l'ura mi sdurrupunu ddhu schifu! (scusati, ma non mi veni 'n'atra parola).



05 ottobre 2007

BOLLETTE TA.R.S.U: IL COMUNE FA MEA CULPA

Ecco la prova che conferma quanto detto nel post precedente: le richieste avanzate dal Comune (tramite il servizio di riscossione della SESAM), relative a somme dovute quali sanzioni per omessa denuncia per il pagamento della TA.R.S.U., sono illegittime.

A fornirla, è il Comune stesso, e lo scrive chiaramente in un apposito modellino, dove si legge: "VISTO che il contribuente ha prodotto la documentazione comprovante la mancanza di elementi che legittimano l'emissione del provvedimento..." MAH!

Dal 2 ottobre, recandosi presso gli uffici di Via Roma è possibile dunque -almeno credo nella maggior parte dei casi- chiudere una vicenda che ha sollevato davvero un vespaio di polemiche, proprio per le modalità con cui si è dipanata nel corso di quasi quattro mesi (le
prime avvisaglie si erano avute a giugno, con l'invio dei primi "papelli").

Questo semplice modellino dovrebbe quindi calmare i "bollenti spiriti" degli scigghitani, sviluppando il loro lato più "caritatevole", come messo in evidenza nel post precedente.

Ma ora che c'è stata "l'ammissione di colpa", colgo l'occasione - e sennò che malanova di sito saremmo?- per ricordare a quelli più "'nduruti", che numerosi sono gli "orrori" che saltano all'occhio anche a chi non è proprio esperto di questioni tributarie (come, ad esempio, il sottoscritto), meritevoli di un bel ricorso (al Comune faranno già gli scongiuri).
A voi la scelta.

03 ottobre 2007

BOLLETTE TA.R.S.U: SCIGGHITANI, ABBIATE PIETA'!

L'avviso che vedete sopra, da ieri fa bella mostra di sè all'albo pretorio del Comune e continuerà a farlo fino a giorno 16 c.m.
Stranamente (?) però, in giro (almeno fino al momento),
non si sono visti manifesti che informino la popolazione, appirciò ho pinzato di pubblicarlo, cusì almeno qualche scigghitano di buon cuore potrà accogliere il dispirato appello del nostro beneamato Comunello.
E sì, pirchì a mia -ma forsi sugnu ieu chi vogghiu capisciri cusì- pari chi chistu sia una manera malamenti mascherata di 'mmucciari la circustanza chi
'u Cumuni sa di aviri tortu nella spiacevuli vicenna della volgarmente detta "tassa ra spazzatura".
Si rindiru cuntu chi la cittadinanza è a dir pocu maldisposta a pavari puru chiddhu chi non ci ttocca.
Si rindiru cuntu chi non sarà certu in gradu di avirla vinta davanti a qualsiasi cummissioni tributaria o tribunali amministrativu della Repubblica italica.
Si rindiru cuntu chi, cuntinuandu i 'stu passu, non sulu non pigghia 'n centesimu i tassa ma -'na vota pirduta la causa (pirchì la perdirebbi di sicuru)- ndavissi a sborsari 'n saccu e 'na sporta pi pavari spisi legali di giudiziu e onorari 'ill'abbucati (i 'mari! saranno a dir poco contrariati).
Si rindiru cuntu insomma che se portato in giudizio, il Comunello prenderebbe una solenne bastonatura. Ma, (come direbbe l'indimenticabile Totò), cusì com'è cumbinatu, esso non è in condizione di sopportare una solenne bastonatura!
Fu cusì chi pigghiati da lu schiantu, ora cercunu mi ndi pigghiunu cu bonu e parlano di "imprecisioni" effettivamente riscontrate. Ma quali imprecisioni!?
Se poco poco uno si addentra nei meandri della giurisprudenza tributaria, si rende conto che ci sono tante di quelle imprecisioni/inesattezze/errori procedurali, formali e sostanziali, da far salire il sangue alla testa anche al più navigato giudice tributario.
Non sto qui a dirvi quali e soprattutto quanti sono, non ci sarebbe abbastanza spazio e, sicuramente, finirei con l'annoiarvi e farvi 'mbilinari 'u ficutu oltre ogni misura.
Ci "
invitano" dunque "a desistere" (scrittu in grassettu, cusì 'u leggiunu puru l'orbi), a non intentare cause, per evitare dispendio di tempo (a 'nvacanti, per l'avvocato del Comune) e di risorse, di cui il Comune al momento è ampiamente sprovvisto, considerata la situazione economica da...temperature polari!
In cambio ru 'randi "favuri" per la grazia ricevuta dai cittadini, il Comune farà annullare o modificare gli "avvisi di accertamento" (non sono tali. Leggasi, più correttamente, atti di irrogazione di sanzioni). Come dire: scusati, sbagghiammu, sì, però, 'ggiustamundi ntra nui.
Preso atto di cotanto accorato appello....ehm....vuliva diri avviso, speru sulu che, pigghiati da cristiana cumpassioni, ricurdandusi delle sacre scritture e di quantu importanti siano la pietà e la carità, gli scigghitani (cristiani o no, credenti o no), pur avendu ragione da vindiri, alla fini si cunvincano e vadano a bussari alla porta dell'ufficio ragioneria.

27 settembre 2007

LA NUOVA "A3": TRA CUNTI 'ILL'OGGHIU E IL FUTURO CHE VERRA'

"Il progetto di generale ammodernamento dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria, da sempre importante crocevia ma anche punto dolente del sistema autostradale italiano, si è reso necessario in considerazione della vetustà di alcune tratte, non più adeguate a sostenere il carico attuale di traffico; tale intervento dovrebbe, nell’ottica delle Istituzioni locali, consentire alla struttura di assolvere quel ruolo naturale di smistamento di merci e persone, fondamentale al rilancio socio/economico, non solo della regione Calabria, ma di tutto il Meridione Italiano."
Questo è quanto si legge riguardo alle priorità infrastrutturali nella Regione Calabria nel quadro delle Infrastrutture Prioritarie stilato dal Ministero delle Infrastrutture nel novembre 2006. In esso, sono contenute le cifre degli investimenti compiuti dallo Stato per l'esecuzione dei lavori.
Scopriamo così che per il tratto che va da Gioia Tauro -svincolo escluso- a Scilla (denominato V macrolotto) l'investimento è di ben 35,74 milioni di euro per ogni Km! E' l'investimento unitario più alto per tutto il percorso della A3, che supera del 43% la media/km dei sei macrolotti, che è di meno di 25 milioni.
Se si prende in considerazione l'intero tratto Gioia Tauro-Reggio (circa 50 km), la cifra "scende" a 33,72 milioni di euro/km.
Prendendo come riferimento quest'ultimo numerino -poiché Scilla è giusto a cavallo dei due macrolotti- e tenendo presente che il nuovo tratto autostradale interessa il territorio del nostro comune per circa 10 km (sono già 8 se misurati in linea d'aria, ma occorre considerare che ci sono curve e variazioni di percorso secondo l'orografia del terreno, oltre a rampe d'accesso, ecc.), ne deriva che lo Stato ha investito solo nel nostro Comune la cifra di ben 337 milioni di euro!
Detta spesa doveva essere sostenuta in cinque anni (dal 2004 al 2009), il che si traduce in un investimento di 67,44 milioni di euro/anno.
Elementari considerazioni di ordine economico-finanziario in termini di costi/benefici, ci indurrebbero a pensare che una volta completata la nuova autostrada, perché l'investimento fatto si riveli vantaggioso, il maggiore e migliore "smistamento di merci e persone" dovrebbe portare a Scilla almeno 67,44 milioni di euro/anno, il che si tradurrebbe in qualcosa come poco più di € 13.000 /anno per ciascun scigghitano (siamo ben 5.176, secondo il censimento del 2001). Praticamente, 1000 € in più o' misi, triricesima compresa! (calcolati però, in termini trasportistici, come "tempo risparmiato" dal totale dei mezzi nella percorrenza).
Fin qui i sogni...pardon, le previsioni.
In realtà sappiamo bene che le cose non stanno così. Innanzitutto, le stime delle somme per l'esecuzione di cui sopra andranno aggiornate (in aumento), sia a causa dei ritardi accumulati (se tutto va bene, ne avremo fino al 2012!), sia a causa di "spese collaterrali" dovute alla necessità di studiare percorsi alternativi che prevedono l'attraversamento italico, da Bolzano alla Sicilia, via mare, come le uova bulgare della colomba "Cocozza" della premiata pasticceria omonima, ecc.
A ciò si aggiunga che lo scarso coordinamento esistente tra la società che ha fatto il progetto e la società che ha curato la parte espropriativa, ha comportato tutta una serie di problemi pratici molto dispendiosi dal punto di vista economico. Terreni che prima dovevano essere espropriati, sono stati utilizzati solo per occupazioni "temporanee"; terreni che non risultano essere interessati da esproprio, sono stati oggetto di interventi modificativi anche pesanti, per la realizzazione di opere accessorie (stradelle di servizio, ecc.).
E ancora: il fatto di non essere andati a verificare negli archivi dell'ANAS le pratiche relative agli espropri di quei terreni in cui vecchio e nuovo tracciato coincidono o s'intersecano, ha comportato l'inutile invio di nuovi decreti d'esproprio per terreni in effetti già espropriati e occupati dall'attuale sede autostradale! Dai decreti (inutili), si è passati quindi ai sopralluoghi (inutili), alle richieste di documenti da produrre per superare il mancato aggiornamento dei dati (evitabili, con un minimo di verifica a monte), ecc. ecc. Tutto questo, per il singolo cittadino e per le società che stanno lavorando al faraonico progetto, significa solo una cosa: maggiori spese.
Insomma, quattru 'i corda e cincu 'i spavu, non è irrealistico affermare che alla fine vi sarà bisogno di almeno un 20-30% di risorse in più rispetto a quelle previste (e mi tinni mbasciu). Il che non sarà compensato di certo da un conseguente vantaggio economico, tuttaltro. Senza contare i danni già fatti, presenti e futuri, al contesto ambientale della Costa Viola.
Ma rassandu stari i cunti ill'ogghiu (che pure sono indicativi), il fatto che gran parte del nuovo tratto autostradale nel nostro territorio sarà in galleria, non costituisce sicuramente un vantaggio, bensì un netto svantaggio. Infatti, se finu a ora, qualcuno vedendo il panorama mozzafiato è tentato a fermarsi -sia pur di passaggio- a chiedere "Chi paisi è chistu?", una volta chi 'zzicca nta galleria a Bagnara e nesci a Santa Trada, chi viri 'i Scilla? Nenti! Conseguenza: si ndi vannu tutti in Sicilia o a Riggiu (dov'è in programma anche l'esecuzione di una nuova tangenziale di raccordo -12 km- tra l'A3 e la nuova S.S. 106, per la modica cifra di 41,67 milioni di euro a Km!) o nta ionica (soprattutto una volta che sarà ultimato l'ammodernamento, improrogabile, della S.S. 106).
Perciò, oltre che dell'emergenza attuale legata alla chiusura parziale di una carreggiata per ben 12 km -che, in quanto emergenza, dovrebbe essere una cosa temporanea- sarebbe il caso di cominciare a preoccuparsi soprattutto del dopo, di quando la nuova autostrada sarà terminata.
Non è che la sola costruzione di un'autostrada migliore possa bastare da sola a far cambiare le cose.
Essa -seppur con tutti i difetti, i limiti e gli sprechi cui si è fatto cenno fin qui- può rappresentare un ottimo motivo per cominciare a programmare sin d'ora, quanto meno nelle linee fondamentali, quelle che sono le iniziative di carattere urbanistico, turistico-ricettive ed economiche in genere, che s'intendono attuare per far sì che questi maggiori flussi di traffico previsti non siano solo passeggeri, ma piuttosto rappresentino realmente una fonte importante per il rilancio socio/economico auspicato dal documento ministeriale.
Insomma, cominciamo a pensare cosa e come fare perché chi viene da fuori -anche percorrendo l'A3- finalmente abbia un buon motivo per dire: "Vaiu a Scilla"!

18 settembre 2007

PENTEDATTILO, TRA STORIA E MODERNITA'

Si è conclusa domenica la seconda edizione del "Pentedattilo Filmfestival", svoltosi nel fine settimana appena trascorso nel suggestivo e a dir poco unico borgo, misteriosamente abbarbicato alla roccia, sopra Melito Porto Salvo.
Numerose le pellicole (corti della durata massima di 20') in concorso, divise in cinque categorie, proiettate in alcune delle case del paesino ionico, con una nutrita rappresentanza straniera (spagnoli in particolare).
Abbiamo assistito per voi alla serata finale -svoltasi nell'antichissima chiesa dei Santi Pietro e Paolo- durante la quale, dopo le premiazioni, sono stati proiettati i filmati vincitori del concorso.
Beh, personalmente non sono un esperto di cinema dal punto di vista strettamente tecnico, perciò quelle che seguono sono solo le sensazioni, le emozioni che questi lavori mi hanno trasmesso.
La cosa che più mi ha colpito è stato il contrasto, forte, tra le diverse aree del mondo. Tra quel ch'è storia e la modernità del presente.
Nelle proiezioni, sono stati passati in rassegna un po' tutti i "mali" che affliggono le nostre società occidentali, cosiddette "sviluppate".
Si parte dal menefreghismo, con conseguente perdita dei valori fondamentali (rappresentati da un futuro marito che pianta in asso la sua sposa nonché la testimone di nozze con la quale aveva instaurato uno strano feeling), nella dilagante convinzione che vada tutto bene, basta che siamo liberi di fare quel che ci pare, infischiandocene di promesse e/o impegni presi ["Va tutto bene"].
Si passa poi ad esaminare il fortissimo potere che esercita su tutti noi la televisione. Ci affanniamo ad attrezzarci di lettori di ogni genere, decoder, satelliti, parabole -costruite anche alla bell' e meglio, con mezzi artigianali- per seguire le tv di tutto il mondo, salvo poi scoprire che il mondo -almeno così come ci appare dai mezzi di comunicazione- non ci piace, perché troppo stridente è la differenza con l'ambiente naturale nel quale siamo cresciuti. ["La parabolica"]
Tocca poi ai sentimenti. Dal sogno platonico di un bambino di nove anni che -sempre influenzato dai film che manda in onda la tv- le studia tutte per poter riuscire a dare il suo primo bacio, salvo poi riuscirci quando ormai è...troppo tardi ["Antes y después de besar a Maria"]. Alla rappresentazione della futilità dietro la quale, in spregio assoluto dell'educazione che abbiamo ricevuto, si perdono e si spezzano i legami più profondi, come quello tra fratelli, incuranti di causare dolore ai nostri genitori, fino alle ....estreme conseguenze.["Meridionali senza filtro"].
E il tema dell'individualismo/solitudine e della famiglia tornano e si mischiano in altri due corti. In uno, la moglie "in carne", oramai ignorata dal marito e mal sopportata sul lavoro, trova il suo unico sfogo nel rimpinzarsi continuamente di cioccolata e dolciumi vari, salvo alla fine trovare il modo di trasformare questa sua debolezza/passione in lavoro più redditizio del precedente, alla faccia di marito e colleghe! ["Viola fondente"] Nell'altro, i familiari di una vecchia decrepita non fanno altro che pensare a come spartirsi l'eredità salvo poi rimanere di stucco nello scoprire che la vecchia è viva e vegeta e continua a far rigare dritto tutti. ["In famiglia"]
Al denaro è legato anche un corto passato nella sezione giovani, "Vox rerum". Tutti gli oggetti, anche quelli che appaiono essere futili e insignificanti, se ci fermiamo un attimo, ci fanno ripensare, riascoltare e rivivere i suoni di momenti, scene e parole della nostra vita. Il denaro no, ci fa solo male, come un colpo di fucile.
Infine, nella disamina dei "mali del nostro tempo", non poteva mancare una sottolineatura molto azzeccata di ciò che caratterizza sempre di più la nostra vita: la fretta, la "mancanza di tempo".
Viviamo di corsa, ci salutiamo a fatica e sempre di sfuggita, magari solo quando ci incontriamo per le scale. E finiamo con l''invecchiare senza riuscire a trovare neanche un minuto, per dire alle persone che ci sono care quanto le vogliamo bene. ["Corrientes circulares"]
A far da contraltare alla frenesia occidentale, il corto-documentario "Sulla strada per Bagan". In una Birmania pur segnata dalla dittatura e da forti limitazioni della libertà personale (che non può non contrastare con la nostra libertà assoluta), scopriamo un uomo semplice, che vive di poche cose: il cocco delle palme e i suoi derivati (dall'olio si ricava il caramello); le arachidi, macinate -per ricavarne l'olio- con un semplice palo di legno, grazie al lento girotondo di una povera mucca malnutrita.
Una vita dura, certo, ma quel giovane uomo birmano, pur tra mille difficoltà va avanti,aiutato dalla sua famiglia, la moglie e il fratello. E, soprattutto aiutato, nella sua pur rassegnata semplicità, dal suo sorriso.
Quel sorriso che noi, nell'occidente progredito e civilizzato,nonostante tutto ciò che abbiamo, facciamo davvero fatica a trovare.
Restiamo con queste emozioni, sospesi tra il passato e il futuro, che appaiono separati da un abisso. E il paesaggio che abbiamo davanti ne è una sintesi perfetta.
E' notte già alta quando lasciamo Pentedattilo. Da lontano, con la fioca luce delle ripide stradine di questo luogo impregnato di storia e d'antico, si scorgono le luci brillanti, sfavillanti di modernità, della città che si stende al di là dell'oscurità del mare.

30 agosto 2007

'A TASSA RA SPAZZATURA E LE DENUNCE INFEDELI

La cosa forse sarà passata inosservata, perché il tutto è avvenuto e sta ancora avvenendo in questo periodo di 'stati 'nfocata.
Ma siccomu è 'a terza o a quarta vota chi mi capita, la cosa non mi è calata tanto e mo' vi spiego il pirchì.
Sono state recapitate (e vengono recapitate ancora in questi iorna) a parecchi cittadini delle littire nu pocu curiuse. Nenti di malandrinu, tranquilli. Si tratta sulu di...mundizza o, come la definiscono gli esperti, della TA.R.S.U. (TAssa sui Rifiuti Solidi Urbani. Chi simu bravi in Italia mi 'mbintamu 'i nomi ri tassi, no? Non ndi batti nuddhu!).
A omaggiarci delle missive è la SESAM spa, la nuova società che riscuote i tributi per conto del Comune. Dico nuova, perché a inviare le cartelle esattoriali e i relativi bollettini di pavamento all'epoca cui si riferiscono le contestyazioni era la E.TR. spa.
Ebbene, liggendo per beni, dopo aver fatto riferimento a leggi e leggine varie, scrivono testualmente: "ACCERTATO che da una verifica effettuata dal comune risulta che, alcuni dei beni sotto riportati non risultano denunciati e che peraltro esistono delle differenze rispetto ai dati riportati in denuncia e che quindi la denuncia dovrà considerarsi infedele... NOTIFICA al Sig...... Le seguenti violazioni, con relativo calcolo di eventuali sanzioni e interessi: OMESSA DENUNCIA ANNO...." (che varia dal 2002 al 2004, almenu chiddhi chi vitti ieu).
Pigghiati dallo schianto di essere addivenuti evasori totali dalla sira alla matina, la gente si è quindi scapicollata ad andate a verificare la situation.
Dopo aver scaternato casciuni casciuni, santiando per il caldo e per la raggia che subitania ti veni in occasioni del geniri, finalmente eccola: 'a bulletta è pavata! Era stata pavata a suo tempo e luogo con tanto di bollettino postale al gestore precedente, E.TR.
Ma allura, comu si spieganu 'sti littiri? Non si spiegunu. Vediamo perché.
  • L'accertamento non è stato fatto (? simu sicuri?) dalla SESAM, bensì dal Comune (si scrivi ca maiuscola, in quanto si riferisce all'Ente, e no o' paisi. A mia cusì mi 'nsignaru).
  • Nelle lettere di cui sopra, si nota che gli immobili indicati sono uguali a quelli per i quali erano stati pagati gli importi dovuti, salvo piccole differenze nell'indicazione della superficie. Se non ricordo male, alcuni anni fa, il Comune aveva incaricato gruppetti di giovani ad andare casa per casa a prendere le misure, con tanto di rollina e metru ri muraturi. Non entro nel merito delle misurazioni effettuate, ma sicundu mia, nel 90 % dei casi è stata fatta utilizzando non il metro ma uno strumento più praticu e veloci: l'occhiometro.
  • Considerato che gli importi a suo tempo indicati dall'E.TR. sono stati debitamente pagati (o almeno avrebbero dovuto), a mio modesto parere -ma di questioni tributarie non è chi mi ndi 'ntendu tantu- non vedo dove stia di casa "l'omessa denuncia" a cui si fa riferimento, atteso che ciascun cittadino era già debitamente "schedato" nei ruoli E.TR. anche, se del caso, mediante controlli incrociati coni dati relativi alle altre tasse da pagare. Forse, ci potrà essere stata un'errata indicazione della superficie, motivo per cui siamo tacciati essere degli "infedeli". La colpa però, non è certamente del poviru cristianeddhu -chi non capisci nenti di metri quatrati, volumi, superficie netta, ecc.- ma semmai degli stessi accertatori e, quindi, del Comune che evidentemente non li ha saputi scoliare a dovere.
  • La SESAM, si lava subitu 'i mani, buttando la croce addosso al Comune. Io però mi chiedo: comu mai, questi signori non si sono preoccupati minimamente di andare a farsi dare la situazione aggiornata dei ruoli esattoriali, direttamente dall'E.TR.? E, se sono andati al Comune, come mai il nostro Ente non aveva i dati? E se ce li aveva, come mai non erano aggiornati?
Sono considerazioni e domande che nascono spontaneamente, soprattutto in chi è ignorante in materia -come il sottoscritto. Se qualcuno è in grado di spiegarcene i motivi, lo invitiamo caldamente (e mai termine fu più appropriato, vistu 'u focu chi nc'è fora) a farlo. Gliene saremo certamente molto grati.
Giriamo dubbi e domande anche e sopratttutto in sede istituzionale (il prossimo Consiglio Comunale è convocato per lunedi prossimo, ma dell'argomento nessuna traccia).
Mi viene un dubbio: vuoi vedere che finora non ne ha parlato nessuno, perché quando le lettere sono state recapitate, saputo chi si trattava ra tassa ra spazzatura, 'a genti 'i pigghiau e i ittau letteralmenti nto bidoni?

23 agosto 2007

UN GIORNO DA...POMPIERE

Ore 13:08, squilla il telefonino:”Dove sei? Torna, fai presto, che a Melia il fuoco...”. Non ho lasciato a mia madre neanche il tempo di terminare la chiamata. Arrivo a casa, con mio padre e mio cugino scappiamo subito a Melia. Quando arriviamo, abbiamo davanti un camion dei pompieri che, avvertito da un signore del posto, si dirige proprio verso la nostra proprietà. Dalla vallata sale un fumo abbastanza denso, anche se il vento, per fortuna, non è forte.

Facciamo entrare direttamente l'unità dei pompieri -formata tutta da volontari. Grazie al getto delle loro lance, il grosso dell'incendio viene domato.

Intanto, il capo pattuglia ci avvisa che il loro serbatoio è quasi esaurito e, nel frattempo ricevono una chiamata che li invita a dirigersi verso località “Piano Aquile”, dove l'incendio che divampa fin da stanotte, continua implacabile la sua opera distruttrice. Il tempo di offrire al capo squadra una gassosa per dissetarsi e con mio cugino, per poter avere a disposizione un po' d'acqua in più oltre a quella di un piccolo serbatoio utilizzato per l'uso domestico, andiamo ad avvertire del problema i vigili urbani di Melia.

Ci dirottano dall'operaio comunale addetto all'acquedotto, il quale c'informa che l'acqua potrà essere erogata solo a partire dalle 18:00, prima non è possibile. Faccio presente che si tratta di un'emergenza, ma giustamente il povero operaio, senza “ordini superiori” non può muovere un dito. Cerchiamo di contattare il vicesindaco (perché del posto) ma risulta irreperibile. Parlo personalmente con l'idraulico comunale, al quale faccio presente il problema della scarsità d'acqua dei pompieri. “Se proprio hanno necessità -m'informa- possono recarsi all'acquedotto che è ubicato a monte dell'abitato di Melia e prelevare l'acqua direttamente dalla vasca, facendo però attenzione durante le operazioni, affinché rimanga pulita...”.

Ringraziamo comunque per le notizie e torniamo di nuovo giù nella valle. Pressati dalle richieste ricevute, i pompieri sono già andati via.

Insieme a mio padre, mio cugino e altri vicini e conoscenti che molto gentilmente avevano prima avvertito telefonicamente e poi ci hanno aiutato materialmente, mi adopero per completare lo spegnimento delle fiamme, avendo come “armi” soltanto una piccola pompa -utilizzata di solito per l'irrigazione- e un rastrello.

Per fortuna, i danni sono stati abbastanza contenuti, salvo qualche trave del tetto bruciacchiata e i muri anneriti di un piccolo deposito e un bel po' di legname che era stato accatastato all'esterno, contro le pareti.

Il fuoco si è propagato anche alle proprietà vicine -alcune delle quali completamente incolte- e la sua rapida avanzata è stata in buona misura favorita da ciò che è rimasto dopo la mietitura del grano (la cosiddetta “restuccia”), che non è stato possibile bruciare prima -come hanno sempre fatto i nostri nonni nella comune pratica agricola- perché tale operazione, per la quale è necessario fare la comunicazione al Corpo Forestale, può essere eseguita solo dalle ore 4:00 alle ore 8:00 del mattino e, comunque, non in questo periodo, chissà per quale norma che con un eufemismo oserei definire quanto meno “poco intelligente”.

Sono le 15:00 quando l'incendio può definirsi definitivamente domato.

E pensare che, una volta liberatomi dagli impegni di lavoro, avevo deciso di fare una ricognizione sui luoghi degli incendi della notte scorsa:prima a Favazzina e poi sopra Scilla. Ne potete vedere il risultato da queste foto .

Segnalo che a San Giorgio, il black-out (per un problema alla linea, dovuto sempre agli incendi), è durato fino alle 5:00 di stamattina e adesso la situazione sembra essere tornata alla normalità.

Continua invece -anche in questo momento- la fila sulla carreggiata Nord della “A3”: un inferno che dura da ieri sera (poviri figghi 'i mamma, supra a ddhi machini!).

In tutto questo parapiglia, oltre a diverse squadre di pompieri (ne ho incontrata un'altra pochi minuti fa), a solcare il cielo pieno di fumo un solo Canadair che da stamattina effettua sempre lo stesso giro, da Favazzina a Melia:preleva l'acqua dal mare in località “Trunca” e va a “sponziarla” -poco per volta- lì dove piccoli focolai segnalati da pennacchi di fumo, sembrano non volersi ancora arrendere.


FOCU DDHUMATU!

Aiutuuu! Figghioli qua la situazione è abbastanza preoccupante.
Turnaia a 'stu mumentu ra Marina e fuori c'è praticamenti nu 'nfernu: focu ddhumatu!
E' stata sicuramente la giornata più brutta di tutta l'estate. Lo scirocco non ci da tregua da due giorni (ormai siamo al terzo) e, con il vento, sono spuntati -mi verrebbe da dire inevitabilmente- numerosi focolai d'incendi che stanno interessando le montagne circostanti.
A bruciare per prime le pendici della collina sopra il centro abitato, località "Fontanella", "Santa Croce", "Maddu Russu". Le abitazioni vicine hanno corso qualche rischio e, per fortuna, si è evitato che l'incendio interessasse anche un deposito di bombole per il gas, ubicato lungo la provinciale per Melia.
Oggi è stato il turno, in particolare, della montagna sopra Favazzina, località "Vizzari" e "Piano Aquile", cioè fino all'estremità Est di Melia.
Mentre tornavo a casa, 10 minuti fa, le fiamme erano ancora alte e alimentate ininterrottamente dallo scirocco che, seppur calato d'intensità, ti sbatte in faccia un'afa che è come se ti prendessero a pagghiolati d'acqua cadda.
In serata ero a Favazzina, dove da ieri si sta svolgendo il torneo di calcetto a squadre miste. Mentre assistevamo agli incontri, ci cadeva addosso la cenere proveniente dalla collina soprastante. Inoltre, ho potuto notare che le fiamme hanno interessato per un buon tratto anche la parte superiore del versante Est del torrente Favazzina.
Beh, chiamarlo torrente in questo momento è del tutto fuori luogo, considerato che quello che dovrebbe essere il letto del torrente è cchiù 'sciuttu ru pani biscottu stantivu. E' talmente asciutto che si possono vedere le pietre che lastricano il passaggio che permette di raggiungere il campo di calcetto in loccalità "Chiusa": sembra proprio una vecchia strada romana!
L'aria è piena di fumo, lo si nota facilmente osservando il fascio di luce dei lampioni, dall'odore di bruciato che si respira e dal leggero bruciore agli occhi che ho avvertito dopo aver fatto due passi in via Marina, alla vana ricerca di un po' di refrigerio.
A quanto detto fin qui, si è aggiunto un altro problema non da poco. Piazza San Rocco, Via Libertà e Via Rinnovamento sono completamente al buio! Non solo per le strade -dove la gente cammina anche servendosi di pile per capire dove mette i piedi- ma anche dentro le case. Molto probabilmente ciò è dovuto a qualche guasto verificatosi nella cabina che serve le suddette strade, a causa dell'eccessivo sovraccarico da smaltire. Cu 'stu caddu, si fundiru puru i fili ra luci!
Così, la gente è ancora per strada, sembra vagare senza sapere cosa fare, visto chi non si poti mancu zziccari ca testa nto frigorifiru per trovare un po' di bbento.
Credo che in parecchi stanotte proveranno a dormire direttamente in spiaggia, ch'i peri a moddhu, visto che il mare è 'na tavula chiatta.
Anche qui a Ieracari non c'è segno di miglioria, anzi, siamo i primi (in linea d'aria) a essere investiti dal fumo proveniente dagli incendi in corso sulla montagna sopra Favazzina e a Melia. La temperatura, in questo preciso istante è di 35 °C, ma quella percepita dal corpo credo superi i 40 °C.
L'unica soluzione è quella di chiudere completamente porte e finestre, nella speranza di limitare il calore proveniente dall'esterno. Ma, nonostante l'ora, non haiu nuddha lena di andare a dormire se penzu a comu bbugghi ddhu matarazzu.
Secondo alcuni "marinari" che ho interpellato nel tardo pomeriggio, lo scirocco dovrebbe calare nella giornata di domani, lo spero anche se mi pari chi sta' rinforzandu. Che sia l'ultimo infernale sfogo, prima della resa? Lo speriamo tutti.
Intanto, ha da passà 'a nuttata!

20 agosto 2007

THE DAY AFTER

Aaaahhh! Figghioli bongiornu!
Ho ancora le palpebre 'mbiddhate dal sonno dopo 'na nuttata passata a smaltire pranzo, cena e paninu ca satizza d'ordinanza (e ddui e menza 'i matina).
Mi pigghiaia 'u cafè, ma ancora deve trasire in circolo. Nell'attesa, eccovi un commento a caldo (fora 'u suli bruscia, anche quassù a Ieracari Hill) della festa di San Rocco che per la prima volta, grazie allo smisurato 'ngegno inventivo del nostro Tatomaster abbiamo trasmesso praticamente in diretta su questo Malanova di sito (e 'u megghiu è ancora arretu).
Come ogni anno, ci sono state delle novità.
Per prima cosa però, seppur di malavoglia, lasciatemi dire che sono rimasto sorpreso nel vedere che qualcuno -frmatosi scillaponte- abbia avviato una raccolta di firme contro il parroco.
Ora, ieu non vogghiu difendiri a nuddhu, però volevo fare presente che, cusì facendu, tutte le preriche, le messe, le processioni, le 'ntrocce, le bande, ecc., ndi putimu 'ttaccari o' coddhu, perché vanno stupidamente a farsi strabenedire. Ch' 'a ficimu a fari 'a festa? Tutta 'a farina si ndi iau a livatu!
Certo, io sono il primo a dire che le tradizioni secolari -che si tramandano da padre in figlio- vadano mantenute. E' una questione di storia, di valori (richiamati anche dal parroco nell'omelia) e le tradizioni, secondo me, sono alcuni degli strumenti mediante i quali i valori si trasmettono.
In questi ultimi anni si sono fatti dei cambiamenti, che alcuni chiamano prove. Ma, appunto comu e muluni a prova, alcuni sunnu boni e alcuni nesciunu cucuzza.
E' innegabile ed apprezzabile il fatto che il nostro parroco, sia dotato di molta "inventiva" in fatto di cambiamenti, sostenuta anche dalla sua giovane età (siamo quasi coetanei). E' impressione mia personale però che spesso, questo suo entusiasmo lo porti a strafare, a voler fare le cose un po' troppo di prescia. Questo, a volte, contribuisce anche a far perdere la lucidità, come è successo per esempio ieri durante l'omelia (che comunque ho apprezzato tanto), quando per un involontario lapsus freudiano, la peste è divenuta lebbra e gli appestati sono divenuti lebbrosi.
E' altresì innegabile che la gente dello Scigghio invece sia abituata a ritmi di vita quotidiana molto più lenta, direi quasi da "siesta" messicana. Pertanto, è quasi fisiologico che per comprendere il senso di alcune innovazioni -che anche in passato altri parroci hanno gradualmente attuato- ci vorrà del tempo.
Intanto però, e questa è la prima novità, già ieri sera durante la processione abbiamo registrato in diretta (alle 20:30 o giù di lì) che -seppur ancora con una pronuncia da migliorare- il nostro parroco ha intonato il tradizionale canto "Sant'(a) Roccu ra gran putenza", dopo esser stato sollecitato con una certa insistenza -ma è sempre un'impressione mia personale- da numerosi fedeli in processione. E' comunque un buon segno, che lascia ben sperare per il futuro, nel senso che le cose vengano decise prima e siano frutto non dell'induzione (dell'uno verso l'altro) bensì di un dialogo aperto, franco e sincero, senza inutili polemiche.
Seconda novità: pareri contrastanti in merito al trionfino in modalità TAF (Trionfino A doppia Filarata). Sicuramente è più scenografico vedere il Santo correre tra due ali di fuoco. I problemi principali sono due: 'u Santu non si viri, perché 'ccuppato dal fumo delle doppie luminarie; si limita lo spazio a disposizione della gente, con conseguenti problemi di ordine pubblico. Ieri l'attesa per la partenza del trionfino è stata lunga, proprio perchè i poliziotti hanno voluto assicurarsi che tutto fosse a posto. Da rivedere.
Due annotazioni: 1) complimenti ai 'mbuttaturi del trionfino, è stata una corsa degna del miglior Carl Lewis, velocissimi. 2) A parziale recupero della lunga processione di sabato, quella di ieri a San Giorgio è durata praticamente un'ora in meno rispetto agli orari consueti. Merito di poche fermate e cambi volanti, favoriti certo da una temperatura sopportabile. E' stata, forse, la processione più veloce della storia scigghitana.
Terza novità: A proposito di tradizioni, per la prima volta (almeno credo), durante la messa solenne di ieri, non c'è stata la tradizionale offerta del cero votivo da parte dell'Amministrazione comunale. Nenti ceru, nenti gonfaloni, sindicu senza fascia. Ma figghioli, pirchì? Anche in questo caso si sono raccolte in giro le voci più disparate. Quella comunque che sembra aver maggior credito è la seguente. Pare che le spese per l'acquisto del cero votivo siano sostenute, con turno quadriennale dal comitato organizzatore e dall'Amministrazione comunale. Quest'anno sarebbe toccato al Comune ma, a causa delle attuali traversie economiche che l'Ente sta attraversando, non è stato possibile affrontare la gravosa spisata. La notizia è da prendere con beneficio d'inventario, in quanto "voce di processione", e mi aspetto magari maggiori precisazioni in merito. Comunque, qualora dovesse essere vera, vuol dire chi simu cumbinati malamenti: non c'è sordi mancu pi 'na candila!
Non posso però non far notare che (sempre se quanto sopra risponde al vero), anche il comitato avrebbe potuto fare un'eccezione alla regola e provvedere.
Quel che è oggettivamente rilevabile dall'esterno, è che tra il nostro Peppone
e il nostro Don Camillo, quanto meno sia mancato il necessario coordinamento. Conseguenza? Una gran malaviruta.
Per finire, chiudo in bellezza. L'unica tradizione che si rinnova ormai da anni? satizzi! Appena finiti i fuochi, con gli amici abbiamo fatto un breve quanto intenso slalom al fine di effettuare un censimento delle "ravigghie" ambulanti presenti sulla via Marina. Pirdimmu 'u cuntu. Non è mancata la chicca: oltre alle "ravigghie", qualcuno ha pensato bene di iarmarsi di "triporu" con sottofondo di lamera (vedi foto sul malablog). Che sia il preludio alla caddarata di iambuni e zziringuli del prossimo anno, sulla scia di festa Maronna a Reggio? E' confermato: tuttu 'u mundu è frittuli!

18 agosto 2007

REPULSIONE TURISTICA

Domenica scorsa hanno trasmesso il Padrino 2, film che -non per caso- ha ottenuto numerosi oscar.
Una scena in particolare ha attirato la mia attenzione. Mike Corleone (erede di Don Vito), si reca a Cuba, dove in quegli anni la mafia controllava gran parte delle attività commerciali dell'isola, più o meno legali che fossero.
A L'Avana, incontra un amico del padre, che "sovrintende" alle operazioni per conto della famiglia. Il rituale pranzo d'affari, si conclude naturalmente con il dolce: una bella, grande, torta.
Mentre i camerieri vanno avanti e indietro a servire, il padrone di casa definisce con gli ospiti quella che sarà la futura ripartizione degli "affari", indicando a ciascuno, con poche parole quella che sarà la sua "fetta di torta".
Quello che è successo a Duisburg lo scorso ferragosto, rientra in un momento particolare, di "riequilibrio" che era stato ampiamente previsto dagli investigatori di Reggio Calabria e comunicato ai Ministri competenti, già da alcuni mesi.
Certo, l'aver agito "in trasferta" è una novità nella storia della 'ndrangheta ma, proprio questa novità potrebbe ritorcersi contro coloro che hanno organizzato e portato a termine il sanguinoso agguato. Sì, perché,come dicono i giornali (purtroppo a ragione), la Germania non è la Calabria. Infatti, mentre a San Luca pare che la gente neanche esca per strada, a Duisburg le indagini procedono spedite, grazie alla collaborazione di numerosi testimoni.
Ho fatto un giro su internet: la notizia della "strage di ferragosto" è arrivata in tutto il mondo. Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Stati Uniti, Argentina, Brasile, Australia, Sud Africa.
Inserendo la parola "ndrangheta" nei motori di ricerca interni dei maggiori giornali, ovunque nel mondo si parla (male) della Calabria.
Alla parola "ndrangheta" sono abbinate circa 710.000 pagine; a Tropea e Scilla 2.300.000-2.400.000 (ma ovviamente non tutte si riferiscono alle rispettive città); Locri (627.000); Gerace (712.000); area grecanica (48.900); Santuario di Polsi (44.400); Pentidattilo (15.500); cascate di Bivongi (859).
Noi, per ora, possiamo solo registrare questi dati di fatto: il fenomeno ndrangheta è molto più conosciuto di alcune della maggiori attrazioni turistiche della provincia di Reggio Calabria.
Un boccone amaro, duro da digerire, che nessuna fetta di torta potrà cancellare.


10 agosto 2007

BUMBULI E QUARTARI

Informazioni sul Post ARGOMENTO: Via Marina di Scilla!!! Nome: Gianluigi Data: Aug 10 16:23 2007 Visite: 10 Cita | Rispondi Via Marina di Scilla!!! Agli amministratori di questo stupendo paese: Vergognatevi!!! La via marina di Scilla è diventata un mercato, puoi acquistare pure le anfore romane!!! Sporcizia ovunque, anche in spiaggia. ma si può. Ma lo scillese perchè non si lamenta? E' abituato? Cordiali saluti Gianluigi

Questo messaggio, inviato sul Malaforum dall'amico Gianluigi, mi spinge a proporvi ora alcune riflessioni che avevo già in mente di trattare da alcuni giorni, ma che ho rimandato causa...ecomostro.
Amico Gianluigi, come darti torto? 'U mercateddhu è ddhà, sotto gli occhi di tutti coloro che -come me- il pomeriggio o la sera, per rinfriscarsi la muruddha con la brezza che sale dal mare, si illudono di poter fare una passiata in via Marina.

Sì, sono poveri illusi (me compreso), perché quello che li aspetta non è 'na passiata, ma uno slalom, una gimkana, passando una serie di strettoie (chi 'i strati ra Chianalea a cunfruntu parunu 'u Corsu i Rriggiu!) a zigzag attraverso pizze e bibite, borsi, maglietti, sciammissi, specchi e, per finire, loro:


bumbuli e quartari di ogni taglia e dimensioni!

Se pi camora vi capita di scindiri nel pomeriggiu, diciamo verso le 19, vedete il popolo degli ambulanti che, dopo avervi aspettatto o' passu per fottervi il parcheggio davanti e' mussa, procede con automatica celerità al montaggio di metri di bancatu, sopra il quale disporre il materiale di cui sopra, il più delle volte proprio davanti a quella specie di sedili (ex cacaturi, per intenderci) che sono stati ristrutturati l'anno scorso per essere utilizzati (in teoria) dal pubblico. Non cuntenti,i nostri allegri ambulanti "si allargano" a dismisura sul marciapiede, adornandolo con oggetti simili a quelli ritratti nella foto, oltre a un vasto campionario di puro artigianato calafricano.

Questa situazione va ormai avanti da parecchio tempo, anche se quest'anno ha raggiunto livelli davvero anomali.
Veniamo però al dunque. Perché lo scigghitano non si lamenta? A dire il vero, qualche giorno fa i commercianti -colpevoli dal loro canto di non essere mai riusciti a costituire un'associazione che li rappresenti e difenda i loro sacrosanti diritti- hanno segnalato la questione al Sindaco, il quale non ha potuto far altro che prendere atto delle loro forti lamentele,obiettivamente e palesemente fondate.
Nel caso specifico della Via Marina però, il Comune non può intervenire -salvo tramite i Vigili Urbani ma solo per motivi di ordine pubblico- semplicemente perché non ha titolo a farlo!

Mi spiego meglio. La Via Marina, per tutta la sua lunghezza (da Monacena a Spirito Santo)e dalle case su di essa prospicienti fino al marciapiedi lato mare (compresi quindi i marciapiedi lato monte e l'intera sede stradale),
dal punto di vista legale è terreno di proprietà demaniale, proprio come la spiaggia del mare.
Il Comune,poco più di quattro anni fa, ha inoltrato formale richiesta affinchè -visto e considerato lo stato di fatto, cristallizzato da anni- tutta questa superficie venga "sclassificata" in modo da poter divenire bene disponibile per essere successivamente ascquistato e quindi definitivamente acquisito al patrimonio comunale.
Tale richiesta però, nonostante numerosi solleciti, sembra essersi impantanata nelle maglie della burocrazia. Ne consegue che per poter mantenere le strutture e gli impianti esistenti (strada, marciapiedi, impianto fognario, idrico e illuminazione pubblica), lo stesso Comune, in quanto concessionario del suolo demaniale, versa allo Stato una somma pari a quasi € 3.200,00 l'anno.
Secondo quanto previsto dalle norme del Codice della Navigazione e del suo regolamento, un suolo demaniale può essere adibito esclusivamente all'uso per cui è stata avanzata la richiesta.
Ciò significa che permettere alle "bancarelle" di spuntare ogni sira sulla via Marina, è come permettere al concessionario di un lido balneare di installare all'interno dello stesso nu bellu bancatu chinu i bumbuli e quartari invece di sdraio e ombrelloni.

Questo stato di cose, non fa che ritorcersi esclusivamente contro il Comune di Scilla.

Prima per una questione pratica, di immagine offerta ai tanto desiderati (quanto assenti) turisti e/o frequentatori (sbinturati!) del nostro paese. Poi per il danno economico subito da tutti gli operatori commerciali (pub, bar, ristoranti, lidi balneari, ecc.) che esercitano la loro attività correttamente, secondo le leggi vigenti.
Poi ancora, per il danno economico ( figlio della lentezza burocratica di cui si è detto sopra) subito per i mancati introiti delle concessioni degli spazi per il commercio.
In ultimo, perché un perdurare di queste attività abusive, potrebbe finire, paradossalmente, con il mettere fuori lege anche il Comune stesso.
Infatti, il cattivo uso della concessione (e più cattivo di così, mi sembra sia difficile), il mutamento sostanziale non autorizzato dello scopo per il quale è stata fatta la concessione (mercateddhu inveci ru marciaperi) e l'abusiva sostituzione di altri nel godimento della concessione (i venditori ambulanti, invece della collettività), sono tutte cause di decadenza dalla concessione.
Pur se quanto appena evidenziato appare poco probabile, nulla toglie che nel caso in cui, da un controllo (campa cavaddhu!) eseguito dall'autorità competente [Capitaneria di Porto o Agenzia del Demanio], dovessero essere evidenziate tali "difformità" nell'uso del bene demaniale, al Comune possa venire revocata la concessione, peraltro già pagata per i prossimi sei anni!

Pertanto, poiché, comu ricivunu i 'ntichi, "Cu' si vardau, si sarbau", sarebbe oltremodo opportuno che il Comune, pur non potendo intervenire direttamente, segnalasse il problema alle autorità competenti, le quali, sempre pronte a rilevare (metro alla mano) anche il minimo "sconfinamento" operato da un lido, finiscono con l'ignorare (e speriamo che sia solo ignoranza) una situazione che ha certamente sconfinato nell'illegalità, alla quale non solo pare ci siamo abituati, come dice Gianluigi, ma ci siamo pericolosamente assuefatti.